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BravItalia conquista New York e gli USA

Un ponte tra l’Italia e l’America che si affaccia sul mondo: BravItalia ha portato a New York musica e tradizione italiana. E la location era di quelle eccellenti, la prestigiosa Carnegie Hall nella 7th Avenue. Un concerto organizzato dal maestro Maurizio Mastrini – e sostenuto dal Ministero degli Esteri – che ha coinvolto i presenti e (ri)aperto un canale che attraversa l’Oceano e unisce generazioni.

Tempi scanditi al secondo, la Weill Recital Hall e suoni italici nell’aria: la serata del 17 novembre è stata un tripudio di emozioni. A dare inizio e fine alla serata è stato proprio Mastrini, che ha animato gli spettatori con la sua eccentricità e le note dello Steinway & Sons. “Il concerto è un anello di congiunzione artistico tra quella che è la nostra tradizione artistica italiana e il mercato musicale americano”, ha raccontato Mastrini a IlFatto Quotidiano.it.

Chitarre, pianoforte e voci: gli artisti sul palco della Carnegie Hall

Non solo Mastrini: diversi artisti si sono alternati sul palco della Weill Recital Hall. Francesco Tizianel ha animato la scena con la sua chitarra. Inediti e pezzi di storia della musica mondiale, in cui il fiorentino ha portato i presenti a spasso anche per la Penny Lane di Liverpool. Poi è stato il turno del duo Scibilia-Sarnelli, con il pianista Paolo Scibiliaal pianoforte e il baritono Antonio Sarnelli alla voce. A catturare il pubblico è il repertorio napoletano, con “I’ te vurria vasà” che ha strappato lacrime alle due anziane di origine italiana in prima fila, tornate indietro nel tempo per una serata magica.

Passione e amore, come in famiglia. E come se fosse nel soggiorno di una casa italiana dopo il pranzo domenicale, il maestro Maurizio Di Fulvio e la figlia Stefania hanno portato sul palco della Carnegie Hall grandi classici, tra cui “Hallelujah” di Leonard Cohen. Prima l’Italia, poi l’Europa e infine l’America: il Mefitis Quartet ha conquistato tutti. Merito delle voci del mezzo soprano Tiziana Lobosco e del contralto Valeria Veltro che hanno acceso la sala con grandi classici napoletani (come “Marechiare”) e internazionali. Le due cantanti erano accompagnate dalle chitarre di Francesco Latorraca e Gaetano Agoglia, che hanno deliziato i presenti con uno dei brani più conosciuti del panorama chitarristico, “La danza de la vita breve” di Manuel de Falla. In chiusura occhi lucidi e cuore leggero, con “O Sole Mio” che riecheggiando nella Carnegie Hall ha unito, per una notte, Italia e l’America. Un connubio antico e sempre moderno, destinato a durare nel tempo.

Mastrini: “La nostra missione è promuovere talenti italiani nel mondo”

“La missione di BravItalia è quella di far conoscere e promuovere talenti artistici italiani nel mondo. La scelta della location di grande prestigio ne è una testimonianza. Venire a New York e suonare in un qualsiasi teatro non darebbe risalto alle grandi capacità artistiche dei nostri talenti selezionati. Se lo stesso programma viene proposto a un teatro prestigioso come la Carnegie Hall, la comunicazione si amplifica a dismisura e questo pone gli artisti su un trampolino di lancio mediatico davvero importante”, ha raccontato Mastrini a IlFattoQuotidiano.it. L’eccentrico pianista ha aperto e chiuso il concerto, mettendo in scena i suoi grandi inediti.

Un’esibizione moderna e non convenzionale, che ha coinvolto tutti. Lui che si era già esibito alla Carnegie Hall. “Ho fatto tesoro della mia esibizione di due anni fa. Ricordo ancora che si trattava di un giovedì sera quando ricevetti il messaggio dal direttore della New York Chamber Orchestra per far conoscere la mia musica a New York. Due giorni dopo scoprì che il concerto si sarebbe tenuto in questo prestigioso teatro – ha poi concluso – Una volta tornato in Italia, scoprì l’effetto mediatico che l’esibizione aveva generato. Da lì l’idea di poter offrire la stessa opportunità a illustri collegi e talenti italiani”. Un anello di congiunzione destinato a durare nel tempo, quello tra Italia e America. Sulle note della musica italica amata e apprezzata in tutto il mondo, anche in teatri prestigiosi come la Carnegie Hall di New York.


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