Veneto

Bordello cinese scoperto a Mestre, la segnalazione dei vicini

Dall’esterno? Un centro massaggi, insospettabile e regolare, tanto da essere pubblicizzato online e sui social network, anche se non veniva riportato il nome dell’ “esercizio”. E poi se ne è scoperto il perché: in realtà, si trattava di una vera e propria casa di appuntamenti, situata a Mestre, nel cuore della città, precisamente tra via Miranese e il Parco Sabbioni. A gestirla una cittadina cinese di 39 anni, persino irregolare sul territorio italiano. La donna è stata arrestata in flagranza di reato mercoledì mattina al termine di una complessa indagine condotta dai carabinieri del nucleo operativo radiomobile di Mestre, sotto la direzione del pubblico ministero Giorgio Gava.

L’indagine ha preso il via dopo le segnalazioni di numerosi residenti, insospettiti dal continuo via vai di uomini degli ultimi tempi. Decine di signori, di età diverse, che entravano e uscivano dal “centro” ad ogni ora. Eppure l’attività non aveva nulla del classico centro estetico: nessuna insegna, nessun nome o slogan, solo un numero di telefono da contattare per fissare un appuntamento. Ai clienti – secondo quanto ricostruito dagli inquirenti – rispondeva direttamente la maitresse, che forniva l’indirizzo e organizzava gli incontri nelle tre stanze dell’appartamento, distribuite su due piani. Le prestazioni sessuali venivano concordate sul momento e i prezzi variavano dai 50 ai 100 euro.

Secondo gli investigatori, la maitresse non operava però da sola, per questo gli accertamenti sono in corso. Anche nell’abitazione è stata trovata una sola ragazza, ma il sospetto è che altre donne, anche loro di origine cinese, si alternassero su turni organizzati. Le giovani, secondo le prime ricostruzioni, sarebbero state fatte arrivare e poi costrette a prostituirsi con la promessa del permesso di soggiorno. Forse il centro stesso era inserito in un più ampio circuito di sfruttamento della prostituzione cinese attivo anche in altre città del Nord Italia anche per garantire il ricambio delle povere ragazze sfruttate.

Al momento del blitz, i carabinieri hanno sequestrato materiale differente da quello tipicamente usato nei centri estetici: decine di preservativi, salviettine umidificate, pacchi di fazzoletti e una somma in contanti vicina ai 20 mila euro che non è ancora chiaro a quanto corrispondesse in termini di incasso per giornate lavorative, ma gli accertamenti sono in corso per ricostruire l’effettivo volume d’affari.


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