Bilanci falsi a Città della salute, al via l’udienza per sedici manager. La Regione parte civile
Oggi in tribunale a Torino hanno chiesto di costituirsi parte civile nel processo sui falsi nei bilanci di Città della Salute, la stessa azienda ospedaliera, la Regione Piemonte, i sindacati di medici e anestesisti Anaao Assomed, Federazione Cimo, Aaroi-Emac. Non si costituiscono invece i ministeri della Salute e dell’Economia e finanza: una scelta che ha creato qualche malumore e polemica nei corridoi della struttura sanitaria. I pm Mario Bendoni e Giulia Rizzo hanno chiesto il rinvio a giudizio per sedici manager che hanno gestito Città della salute tra il 2013 e il 2023. Le accuse sono, a vario titolo e a seconda dei ruoli, truffa e falso ideologico in atto pubblico. Fra i sedici manager ci sono l’ex direttore generale Giovanni La Valle, l’allora responsabile della libera professione Davide Benedetto e l’ex direttrice amministrativa Beatrice Borghese. L’udienza è riaggiornata al 16 giugno per decidere sulle richieste di costituzione. Il processo andrà avanti fino a settembre.


“Non è possibile che un polo ospedaliero universitario di rilevanza ed efficienza medica, sia gestito con carenze organizzative contabili come quelle che sono emerse nel corso di indagini”. È questa la conclusione dei periti incaricati dalla procura di scandagliare i conti di Città della Salute. “Già la constatazione della costante distribuzione di retribuzioni accessorie — mettono per iscritto i tecnici — con l’assoluta inosservanza delle disposizioni vigenti e, in taluni casi, “a pioggia”, sembra aver determinato rappresentazioni non veritiere nei bilanci”.
Del disordine interno al polo ospedaliero si sarebbe interessato anche il ministro della Salute Orazio Schillaci. “Un giorno del maggio 2023, incontrai il ministro a Roma con cui ho avuto un colloquio riservato — ha riferito l’ex direttore generale Giovanni La Valle ai pm — Poiché Icardi (assessore regionale alla Sanità ndr.) una volta mi aveva detto che il ministro gli aveva chiesto cosa succedesse nella libera professione a Torino, mi presentai e gli rappresentai cosa stava succedendo e la riorganizzazione da me messa in atto. Stessa cosa ho detto al presidente Cirio cui ho rappresentato che questa mia attività avrebbe potuto generare delle tensioni”.
I pm hanno anche sentito l’ex ministro Renato Balduzzi per chiarire meglio gli aspetti della legge che porta il suo nome. “In tutti questi anni mi è capitato di incontrare direttori generali — ha detto Balduzzi — che mi ringraziavano per avere previsto la quota del 5%, perché era stata utile a realizzare progetti sotto il profilo sanitario”. Cosa che non sarebbe avvenuta a Torino. “Le aziende — ha aggiunto l’ex ministro — sono tenute da quasi 30 anni a tenere una contabilità analitica anche in materia di libera professione che è un centro di costo”.
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