Società

Baria Alamuddin, storia della giornalista che ha ispirato la figlia Amal Clooney

Continuando il suo incessante lavoro filantropico, Amal Clooney ha ospitato di recente, insieme al marito George Clooney, la seconda edizione degli Albie Awards, i premi creati dalla Clooney Foundation for Justice per onorare le persone e le organizzazioni di tutto il mondo che hanno messo in gioco le loro vite e le loro carriere per opporsi alle ingiustizie e difendere le cause sociali.

È stata una serata che ha riunito un buon campione delle migliori star di Hollywood, come Sofia Vergara, Julianne Moore, Emily Blunt, Daniel Craig, Matt Damon e Scarlett Johansson, ma per Amal la presenza più speciale è stata probabilmente quella di sua madre, la giornalista libanese Baria Alamuddin, a cui deve la sua passione per la difesa dei diritti umani e delle cause femministe.

Amal Clooney George Clooney y Baria Alamuddin esta semana en Nueva York

Amal Clooney, George Clooney y Baria Alamuddin, esta semana en Nueva YorkTaylor Hill/Getty Images

Alamuddin (Tripoli, 1948) è nata con uno spirito ribelle che intendeva incanalare nello studio della legge, come poi ha fatto la figlia, ma ha deciso di cambiare rotta all’università. «Ero una piantagrane e non mi piacevano i dettami della società e della mia famiglia. All’inizio volevo fare l’avvocato perché ho sempre desiderato la giustizia per le persone, ma alla fine ho scelto il giornalismo, che mi ha permesso di perseguire anche questo obiettivo», ha detto a Euronews in un’intervista.

Ha studiato all’Università americana di Beirut, dove il suo futuro marito, Remzi Alamuddin, era vicepresidente. Quando ha conosciuto Remzi, lui veniva da un matrimonio fallito e aveva due figli; con lui ha avuto Amal e sua sorella Tala, entrambe nate a Beirut.

La carriera giornalistica di Baria è iniziata nella televisione libanese, producendo e presentando programmi. Si è progressivamente specializzata in reportage politici ed è diventata una delle donne più influenti e popolari del settore. Alla fine, però, è passata alla carta stampata, un mezzo in cui si sentiva più a suo agio nell’approfondire i temi che la interessavano, e ha accettato un posto presso la rivista Al Assayad di Beirut.


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