Cultura

Antidiva putiferio: Un Disco Prosecco contro il logorio della vita moderna :: Le Recensioni di OndaRock

Rettore riaccende le luci sulla pista che scintillò di colori sgargianti e deliziose trasgressioni nel decennio 80. Colei che è stata una delle più originali interpreti della canzone italiana vive da tempo in quella faticosa dimensione fatta di nostalgici amarcord per accontentare i fan e tentativi di rinfrescare un’immagine per molti legata indissolubilmente a quella fortunata stagione. Così, interrompendo una pausa nella produzione di inediti che durava da ben 14 anni (“Caduta massi”, 2011) – con la sola, soprassedibile eccezione di “Chimica” portata a Sanremo 2022 in duetto con Ditonellapiaga – la cantante veneta torna con un nuovo album, “Antidiva putiferio” che, fin dal titolo e dalla grafica richiama lo storico trittico “Magnifico delirio”-“Brivido divino”-“Estasi clamorosa”. Un intento illustrato con tanto di copertina pop art, realizzata da Flora Sala, ovvero l’autrice della cover di “Magnifico delirio”.

Rettore è una che di invecchiare non ne vuole sapere minimamente. Il che, a seconda dei casi, può essere visto come un bene o un male. Apprezzabile, anzitutto, l’intenzione di aggiornare il suo storico sound italodisco/synth-pop con nuovi arrangiamenti contemporanei, grazie anche una sfilza di collaboratori, da Big Mama ai La Sad passando per Tancredi, Beatrice Quinta e Marta Tenaglia. Ma a volte si avverte una pericolosa sensazione di un déjà vu mascherato con qualche “anestetico d’effetto”. Del resto, la stessa Donatella (si può dire ora?) descrive il disco come un “cubo di Rubik musicale”, capace di unire passato e presente attraverso collaborazioni con giovani artisti della Generazione Z e un suono che mischia sonorità vintage e contemporanee. Poi però arrivano versi telefonati come “Tutti fenomeni, tutti fenomeni/ Sui social, in posa, ti giuro, che noia!… Social life, social passiva/ Social meh, social bleah, social figa”, e allora l’impressione di un giovanilismo un po’ posticcio affiora inesorabile, celato dietro la cassa dritta in quattro quarti dell’iniziale “Antidiva”. Su questo versante dance, meglio altri episodi come “Ventilatore”, con Marta Tenaglia e un testo non banale sul senso del superfluo, la surreale invettiva contro le zanzare della laguna veneta (!) di “Malamocco” e la romantica “Il senso del pericolo”, che centra un gradevole mood italodisco, ritrovato poi anche in “Cielo Cabrio”.

In altre occasioni, si ha la sensazione che colei che all’epoca era avanti a tutte, oggi cerchi affannosamente di inseguire sonorità da classifica contemporanee: l’appiccicosa “Faccio da me”, in duetto con Tancredi, ha un tiro pericolosamente The Kolors, l’inno alla instabilità emotiva di “Beepolare” ridesta gli spettri pseudo-punk sanremesi dei La Sad, mentre “Occhiali da sole di notte” strizza l’occhio alla Lady Gaga di “Poker Face” e “Thelma & Louise”, in duetto con Beatrice Quinta, insegue pericolose atmosfere latineggianti da tormentone estivo.
Il vero tormentone, però, c’è e risponde al nome di “Disco Prosecco” (feat. Big Mama), una sorta di “Splendido splendente” shakerata allo Spritz, priva di quel fascino, ma in possesso se non altro di un beat incalzante, oltre che dell’esplicito omaggio agli Chic di “Le Freak” (l’ironico refrain “spritz/ c’est chic”).

Il coraggio e l’ironia non mancano, insomma. E come potrebbe essere diversamente, per l’autrice di distillati di dissacrante sarcasmo celati da hit come “Splendido Splendente”, “Kobra”, “Donatella”, “Lamette” e compagnia. Certo, si avverte un po’ di stanchezza, quella difficoltà cui si accennava nel cercare di rilanciare un personaggio ormai cristallizzato nella memoria collettiva. Ma, nella consapevolezza che certi “cerchi nella mente” appartengono ormai soltanto al passato, ci resta la testimonianza di un’artista che, a 69 anni, si rimette in gioco, costi quel che costi. E un salto nella sua usurata pista, tra bollicine, zanzare e follia, può sempre risollevare l’umore.

12/06/2025




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