Politica

>>>ANSA/ L’Eurocamera approva il riarmo Ue ma l’Italia si spacca – Altre news

(di Marcello Campo)
L’Europa dice sì al piano di
Ursula von der Leyen per il riarmo ma l’Italia, alla Plenaria di
Strasburgo, si spacca. Il testo della risoluzione che certifica
il sostegno dell’Eurocamera al RearmEu, infatti, divide la
maggioranza di governo, il campo largo, e anche il Pd. E a
prevalere sono i partiti scettici nei confronti della strategia
della Commissione, votata con un chiaro via libera solo da Fi,
Fratelli d’Italia e da quasi la metà degli eurodeputati Dem. Con
una postilla. I meloniani hanno scelto di astenersi sulla
risoluzione gemella, dedicata al sostegno militare all’Ucraina,
certificando così la volontà del governo di non voltare le
spalle agli Usa di Donald Trump.

   
Von der Leyen aveva scelto di ricorrere alla procedura
d’urgenza, decisione contestata perfino dal suo gruppo. Il Pe
non è stato chiamato a votare il riarmo, ma due risoluzioni, di
cui una sulla difesa che conteneva un paragrafo sul riarmo, e
l’altra centralizzata sul sostegno a Kiev. Alla fine la
maggioranza Ursula ha tenuto, incassando sull’Ucraina 442 voti a
favore, 98 contrari e 126 astenuti. Numeri simili sul testo
dedicato alla difesa europea, con 419 sì, 204 contrari e 46
astenuti. Tuttavia, è su questo secondo voto che la politica
italiana s’è rotta in mille pezzi: il centrodestra è andato in
frantumi con il sì di Fratelli d’Italia e Forza Italia e il no
convinto della Lega. In ordine sparso anche l’opposizione e in
particolare il Pd, che a sua volta si è diviso in due tra
astenuti e favorevoli. Solo grazie agli sforzi di mediazione del
capo delegazione Nicola Zingaretti, tra i dem non ci sono stati
voti contrari, in particolare quello dei due indipendenti, Marco
Tarquinio e Cecilia Strada. Detto questo, l’indicazione ad
astenersi, che era venuta dalla segretaria Elly Schlein, è stata
seguita solo da 11 eurodeputati, mentre i rimanenti 10, tra cui
Stefano Bonaccini e Antonio Decaro, hanno deciso di votare a
favore. Secondo Zingaretti, questo voto “è stato uno stimolo a
costruire una vera difesa comune Ue”. Pina Picierno, ha
sottolineato invece che chi, come lei, ha votato a favore ha
permesso al Pd di “non isolarsi dal resto del gruppo dei
Socialisti Ue”.

   
Come previsto, in Europa il campo largo è evaporato. Il M5S
ha confermato di volersi candidare a forza pacifista, i Verdi
italiani, in dissenso dal gruppo al Pe, hanno votato no. E
contraria è stata anche la Sinistra, italiana ed europea.

   
Ma il centrodestra, dalla votazione di Strasburgo, non esce
più compatto, e non solo sul dossier riarmo. Sul testo
filo-ucraino i meloniani, a dispetto di Fi, hanno imboccato la
via dell’astensione. In extremis, poco prima che si aprisse il
voto finale, è stato Nicola Procaccini a chiedere all’aula il
rinvio dell’esame, sottolineando come la versione finale della
risoluzione non fosse adeguata agli ultimi sviluppi dei colloqui
di Gedda: “Si finirebbe per scatenare l’odio verso gli Usa
invece che aiutare l’Ucraina”, ha osservato il copresidente di
Ecr. La risoluzione, in effetti, critica fermamente la scelta
dell’amministrazione Usa “di rappacificarsi con la Russia”. Ma
la richiesta di Ecr è stata bocciata dall’Aula: “Doveva essere
una risoluzione a favore dell’Ucraina, è diventata contro gli
Stati Uniti”, ha sintetizzato il capodelegazione di Fratelli
d’Italia, Carlo Fidanza.

   
Von der Leyen, dal canto suo, può proseguire sulla sua strada:
il RearmEu sarà ulteriormente delineato nei prossimi giorni, per
finire sul tavolo del Consiglio europeo della prossima
settimana. E c’è chi, come il presidente del Consiglio europeo
Antonio Costa, ha già evocato l’idea di uno scorporo permanente
delle spese della difesa da Patto di Stabilità. Resta il rebus
politico che segna la posizione italiana. Un dato, su tutti,
fotografa la peculiarità del nostro Paese: in Aula Ecr aveva
presentato un emendamento – caro a Giorgia Meloni – in cui si
chiedeva il cambio di nome del piano Ue, da ‘ReArmEu’ a ‘Defend
Europe’. A votarlo nell’intero emiciclo è stato il gruppo dei
Conservatori, la delegazione del Pd, quattro popolari e un
patriota della Repubblica Ceca.

   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA


Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »