bimbi a casa e via alla bonifica
ANCONA Per fortuna che era solo un caso isolato. Qualche blatta trovata qua e là, in una stanza del reparto di Neuropsichiatria infantile del Salesi. Larve portate dall’esterno. Magari arrivate tramite lo zainetto di un parente di un bimbo ospite della struttura. Questa l’ipotesi ricostruita dal dg di Torrette, Gozzini. Fatto sta che la direzione ha deciso di mettere i sigilli all’intero reparto, dimettendo nove dei dieci bambini ricoverati. L’unico trasferito (a Chirurgia, ndr) è il bimbo della stanza famosa, la numero 10, in cui sono state rinvenute le blatte.
La decisione
La misura precauzionale è stata presa martedì mattina. Fino a ieri sera non era ancora stata decisa la data di riapertura del reparto: segno che proprio una cosa da niente non è. Domani ci sarà una riunione dei vertici di struttura con il dg Gozzini e il direttore sanitario Claudio Martini per fare il punto della situazione e definire i tempi di riapertura del reparto. Nel frattempo è partita l’attività di bonifica di tutte le stanze di Neuropsichiatria infantile, al secondo piano del pediatrico di via Corridoni. Sono state posizionate le esche e tolto il nido di blatte che era stato scoperto su una parete della camera che fino all’altro giorno ospitava il piccolo degente. Gli insetti avevano ricavato un loro habitat all’interno di un’intercapedine e da lì, poi, si muovevano all’interno della stanza.
Il rinvenimento
Ad accorgersi degli indesiderati ospiti è stata proprio la mamma del piccolo paziente. Prima uno di questi insetti sul pavimento. Poi un altro nel cestino della frutta. E un altro ancora nello scaldabiberon del bambino. Insomma, una situazione insostenibile, che ha portato la donna a segnalare la terribile condizione in cui si è trovata per ben tre notti consecutive. Più ispezionava la stanza, e più trovava tracce degli animaletti. Sul pavimento del bagno e sulle pareti. Addirittura sul muro accanto al letto dove si trovava il figlio dopo una delicata operazione al cervello. Improponibile. La donna infuriata ha subito avvertito il personale sanitario dell’ospedaletto che ha provveduto a spostare il bambino in un altro reparto. Ma lo squallore in cui versa un ex fiore all’occhiello della sanità pediatrica marchigiana, quello purtroppo resta. Un’umiliazione anche per gli stessi medici che prestano servizio ogni giorno tra quelle mura. Personale di livello eccelso, che non merita di lavorare in una struttura ridotta ai minimi termini.
La denuncia
L’imbarazzo dei medici, quando la donna ha denunciato la presenza degli insetti nella stanza di suo figlio, è stato eloquente. Il personale sanitario, ovvio, non ha colpe. Anzi, è il primo a subire il duro contraccolpo di una tale situazione. È ora, invece, che la politica a tutti i livelli territoriali si renda conto che quella struttura, così com’è, fatica a proseguire nella sua missione di eccellenza sanitaria. Quest’ultimo caso, dopo quello ben più grave del 2017 quando è stato visto addirittura un topo scorrazzare lungo il corridoio davanti alla Divisione di Ostetricia, ha riacceso i riflettori su tutte le criticità che attanagliano la struttura. Uno stabile datato 1933, e a giudicare dall’aspetto di alcuni pavimenti e dalla vetustà delle mattonelle è probabile che certi tratti non siano mai stati rinnovati. Sebbene l’ospedale continui a svolgere tutte le sue funzioni e ad erogare i servizi ai numerosi pazienti, cominciano ad essere molte le famiglie che si rivolgono agli ospedali pediatrici di altre regioni. Segnali di allarme confermati anche dalla fuga di alcuni tra i migliori professionisti in campo. Una discesa in picchiata verso il decadimento a cui sembra molto difficile porre un argine. Eppure bisogna resistere ancora più di un anno.