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>ANSA-FOCUS/ L’Europa chiede moderazione. Putin pronto a mediare – Altre news

(di Mattia Bernardo Bagnoli)
Evitare l’escalation. E’ questo
il minimo comun denominatore che si evince analizzando le
dichiarazioni della troika europea – i presidenti di Consiglio e
Commissione, rispettivamente Antonio Costa e Ursula von der
Leyen, nonché l’alto rappresentante Kaja Kallas – dopo che
Israele ha lanciato l’operazione militare contro l’Iran. Una
girandola concitata di telefonate ha messo in contatto i leader
europea all’inizio dell’Operazione Leone Nascente. Inizialmente
quasi frastornati dall’offensiva israeliana, le cancellerie del
Vecchio Continente hanno impiegato una manciata d’ore per
trovare una posizione comune riassumibile in un unico grande
appello a non fermarsi. A fare uno scatto avanti, tuttavia, è
stato Vladimir Putin. Lo Zar, alleato di Teheran, ha condannato
fermamente l’attacco israeliano, ha sentito il presidente
iraniano Masoud Pezeshkian ma anche il premier Benjamin
Netanyahu, al quale ha detto di essere pronto a mediare con il
regime degli ayatollah.

   
La mossa di Putin potrebbe costituire una novità importante
nella crisi tra Israele e Iran. Del resto, da un punto di vista
diplomatico, la Russia è teoricamente nella posizione di poter
fare da mediatrice. Non lo sono gli Usa. Non lo sono i leader
europei. Emmanuel Macron, Friedrich Merz e Keir Starmer, dopo
essersi consultati (nel cosiddetto formato E3), hanno lanciato
il loro appello a fermare “ulteriori escalation” ma hanno anche
sottolineato le “gravi preoccupazioni” che ruotano attorno al
programma nucleare iraniano. E il presidente francese è andato
oltre, sganciandosi in maniera netta dall’offensiva di Netanyahu
ma dicendosi pronto “a operazioni difendere israele” in caso di
rappresaglia di Teheran. In questo contesto si è inserito
l’appello al dialogo dell’Ue. “L’Europa esorta tutte le parti a
dare prova della massima moderazione, e ad astenersi da
ritorsioni”, ha sottolineato von der Leyen. Dello stesso tenore
le parole di Costa e Kallas. Appelli sensati benché inutili,
dato che Israele, poco dopo le dichiarazioni, ha lanciato altri
raid contro l’Iran. I portavoce della Commissione, a domanda
diretta, si sono rifiutati di esprimersi sulla conformità o meno
delle azioni israeliane al diritto internazionale e hanno
piuttosto ribadito la totale contrarietà dell’Europa all’ipotesi
che Teheran si doti di armi atomiche.

   
L’Ue, nel 2015, era stata peraltro tra i protagonisti
dell’accordo sul nucleare (JCPoA), poi stracciato da Donald
Trump nel corso del suo primo mandato. “Non abbiamo abbandonato
questa lotta, anche l’alto rappresentante è stata molto chiara
al riguardo ieri nella riunione di Weimar Plus”, ha rimarcato la
Commissione. Quello di Bruxelles, per Teheran, è però un
approccio fin troppo timido. “Il governo e il popolo iraniano si
aspettano che la comunità internazionale, in particolare l’Ue,
condanni questo attacco criminale”, ha dichiarato il ministro
degli Esteri iraniano Abbas Araghchi al suo omologo italiano
Antonio Tajani in una telefonata. Difficilmente, però, lo
spartito europeo cambierà.

   
“Ribadiamo che Israele ha il diritto di difendere la propria
esistenza e la sicurezza dei propri cittadini”, ha commentato il
cancelliere Merz, usando parole pressoché identiche a quelle di
Macron, subito attivissimo nel prendere contatti con i leader
regionali e oltre (ha sentito il principe ereditario dell’Arabia
Saudita, il re di Giordania, il presidente degli Emirati Arabi
Uniti, l’emiro del Qatar, il presidente americano Donald Trump
nonché lo stesso Netanyahu).

   
Resta, sullo sfondo, la posizione della Cina. Pechino si è
detta “preoccupata”, ha condannato la “violazione della
sovranità” iraniana da parte di Israele ma non è andata oltre.

   
Un suo intervento sul campo appare quasi impossibile, al pari di
quello dei giganti sunniti, dalla Turchia all’Arabia Saudita.

   

   

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