Alessandra Viola: le piante ci parlano. Impariamo ad ascoltarle
Vi sarà sicuramente capitato di sentir dire da qualcuno “sono vegetariano, ma mangio il pesce”. Singolare affermazione, ma in linea con una sorta di principio non detto, e cioè che ci sono animali di serie a e animali di serie b. Ma se nel campo animale c’è comunque una sorta di rispetto per alcuni esseri da parte di alcuni, questo è del tutto assente nel campo vegetale: le piante sono buone per essere mangiate o per ornamento o per realizzare mobili o comunque per supportare attività umane.
Il mondo vegetale è un mondo di serie b nella sua totalità, come se le piante fossero “cose”, pur essendo viventi. In realtà, ormai da qualche decennio, la scienza ha scoperto che le cose (scusate la ripetizione) stanno un po’ diversamente.
Si è così scoperto ad esempio che le piante – oltre a vivere – hanno una loro intelligenza, che un ceppo d’albero può continuare a sopravvivere alimentandosi da altri alberi vicini oppure c’è chi, come David Monacchi, ha registrato i suoni emessi dalla foresta primaria. Ma in Italia c’è in particolare una persona, che è anche un’amica, che meglio rappresenta l’amore per il mondo vegetale. Quella persona è Alessandra Viola, giornalista, scrittrice, produttrice, e quant’altro, ma, quel che è più importante, appunto, amante delle piante.
Chi non conosce “Verde brillante”, il saggio fortemente divulgativo che forse più di tutti ha fatto conoscere in questi anni il mondo delle piante, quello visibile e quello invisibile, cioè ipogeo? Bene, quel libro è frutto della stretta collaborazione tra Stefano Mancuso e Alessandra Viola. E poi come non riconoscere l’importanza di “Flower power”, in cui Alessandra chiede di riconoscere i diritti delle piante, così come, del resto, i diritti come persone giuridiche sono già stati riconosciuti nel mondo ad elementi naturali, come montagne e fiumi?
Ma Alessandra non finisce di stupire, ed ecco dunque “Chiedi a una pianta. Come semi, alberi e fiori ci insegnano a essere felici”, l’ultima sua fatica letteraria, anche se dal testo si comprende che in realtà non è una fatica ma un piacere. Perché il mondo vegetale è il suo mondo, il mondo al quale, anche, sente di appartenere, e lo si comprende dalla prosa semplice e diretta che usa, ma soprattutto dal collegamento sincero e inusuale a episodi della sua vita legati al mondo delle piante.
Ed ecco che questo mondo ci appare sotto molteplici aspetti (“Respirami, Parlami, Mangiami, Guardami, Pensami, Piantami, Salvami” i capitoli), che mai avremmo immaginato o che mai abbiamo valutato con attenzione, visto che, come detto, le piante ci appaiono come semplici cose. Scopriamo così che esse possono pulire l’ambiente dove viviamo, oppure che può essere utile dormire con una mela sul cuscino. Ma queste ed altre considerazioni attengono all’utilità del mondo vegetale, e questo fa pur sempre parte di una visione antropocentrica. E invece il saggio ci introduce anche in una visione olistica, in cui ogni vita ha importanza in sé.
Certo che scrivere un saggio di tal fatta in un periodo in cui – ad onta del bio e del green imperanti ma solo a parole – nelle nostre città il verde è sotto attacco e a Cortina d’Ampezzo se ne è fatta strage per favorire l’ennesima opera morta in cemento, sembra davvero un azzardo. Ma Alessandra sente così e sente il dovere di dire. È un passo avanti. Anzi, molti passi avanti.
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