Alessandra Gonnella: «Ho 28 anni, faccio la regista e non sono una nepo baby. Un miracolo? No, ho iniziato all’estero. L’uomo ideale è Mr. Darcy, ma l’ha scritto una donna»
Si trova in Italia o a Londra?
«In realtà, al momento, sono a Parigi per un corso intensivo di francese, era tra i miei buoni propositi del nuovo anno. La mattina vado a scuola. Tra qualche giorno tornerò a Londra».
Quando era bambina, alla fatidica domanda «cosa vuoi fare da grande?» aveva già chiara la risposta o la passione per la regia è nata dopo?
«Ho sempre scritto fin dalle elementari. Mi sono cimentata in diversi sport e attività tra cui il teatro e la danza. Già da piccola, durante le ricreazioni, organizzavo dei piccoli spettacoli dirigendo i miei compagni. Era molto pronunciato questo aspetto, preferivo dire agli altri dove mettersi piuttosto che mettermi in mostra io. Se avessi fatto un lavoro “normale” probabilmente sarei stata un’avvocata. Sarei stata brava, sono molto guerriera e combattiva, ma non prepotente».
Solitamente, quando si chiede ai registi il perché della loro vocazione o se ci sia una missione dietro al loro lavoro, rispondono «raccontare storie che cambino il mondo». Qual è la sua?
«C’è del vero in questa missione comune ma io, più che storie che cambino il mondo, voglio raccontare storie in cui le persone si possano riconoscere, si possano sentire capite».
Nata in provincia di Treviso si è poi trasferita a Londra, si può dire che ha ricevuto dalla città lo stesso richiamo che la fiorentina Oriana Fallaci aveva avuto da New York?
«L’ambiente di provincia mi stava un po’ stretto ma ora sono contenta di essere nata lì, ti dà una forma mentis che, nel bene e nel male, ti plasma. Cresci un po’ soffocato da quella realtà e poi, quando te ne liberi, trasferendoti come nel mio caso in una metropoli, ti dici “wow, non voglio più tornare indietro”. Sto meglio nelle città grandi come Londra, Parigi e New York. A Londra c’è un’energia pazzesca e ti permette di vedere il tuo paesino d’origine da fuori, senza pensare che sia il centro del mondo».
Ha definito Oriana Fallaci una sua eroina: in cosa pensa siate simili e in cosa non potreste essere più diverse?
«Alcune persone, uscendo dalla première della serie, mi hanno detto di aver visto molto di me nel personaggio di Oriana Fallaci. Siamo entrambe combattive, ribelli, determinate, ostinate, rompiscatole e a tratti megalomani, con la consapevolezza di non piacere a tutti. Una cosa in cui siamo diverse? Io non sono così netta come lei con le persone, nemmeno quando ci litigo. Io, nel bene e nel male, tendo a dare più di una possibilità».
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