Società

Al Red Sea International Film Festival Andrew Garfield racconta: «Ho cominciato con lo spot delle patatine»

Uscito nel 2014, 99 Homes denunciava le conseguenze sulla vita di molti americani della crisi finanziaria del 2008 che aveva portato a una crescita dei pignoramenti delle case. «Il regista era Ramin Bahrani, americano ma di origini persiane. Nel team c’erano persone di varie provenienze, tra cui Arabia saudita, Gran Bretagna come me… E tutti eravamo uniti dalla stessa passione e dallo stesso obiettivo: raccontare la storia di un outsider che non riesce a integrarsi nella cultura, nella società di cui vorrebbe far parte. Su quel set per la prima volta nella mia carriera mi ero sentito parte di una tribù. Era come stare dentro a un villaggio».

Tornando agli inizi della carriera in Inghilterra, Garfield, 40 anni, si è soffermato sulle sue prime esperienze a teatro. Quando Hollywood sembrava ancora lontanissima, irraggiungibile: «Subito dopo aver finito la scuola di recitazione, ho lavorato a Londra e in giro per la Gran Bretagna per circa quattro anni. Il palcoscenico è stato una grande scuola, non credo che sarei qui se non avessi affilato la mia tecnica come attore in tutti quegli anni».

Alla domanda se creda nel futuro del cinema e dello storytelling o se tema che l’avvento dell’Intelligenza artificiale metta a rischio la sopravvivenza dei film come li conosciamo oggi, Garfield ha risposto con ironia ma regalando al pubblico una riflessione per niente superficiale: «Predicono la morte del teatro da almeno un secolo e non è successo», ha detto. «La gente è preoccupata per il modo in cui le nuove tecnologie impatteranno sul cinema. E lo capisco. L’altro giorno ero con un amico e collega e ragionavamo sul fatto che probabilmente i ragazzi non vorranno più vedere noi attori recitare perché nel giro di qualche anno chiunque potrà chiedere alla propria Tv di creare un film di cui essere protagonista insieme a Brad Pitt: la storia è sulla nostra relazione, però il mio personaggio è per metà pollo e per metà cavallo. Il film dev’essere tipo Arma letale, ma con Wes Anderson alla regia e, poi, vorrei un ruolo anche per mia madre… Un sacco di gente intelligente e informata è convinta che tutto questo sta per succedere. Ma io sono altrettanto convinto che, come specie, siamo dei narratori. Condividiamo il bisogno di raccontarci e vogliamo storie che siano universali e che parlino a tutti. Che, poi, è anche la ragione per cui abbiamo bisogno di occasioni di incontro come il Red Sea International Film Festival», ha concluso.


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