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Aesop Rock – Integrated Tech Solutions :: Le Recensioni di OndaRock

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Due anni dopo “Garbology” arriva il nono album di uno dei rapper fondamentali degli anni Zero, ritornato da tempo in forze dopo un decennio scarso di smarrimento. “Insane Tech Solutions” è un lasco, fin troppo, concept-album che racconta di un’impresa tentacolare che promette di migliorare la vita dei suoi clienti e del mondo intero attraverso una serie di innovazioni tecnologiche tanto roboanti quanto inconsistenti e pericolose.
Lo slang del business più insidioso e consumista, con i suoi valori e principi, s’infiltra qua e là in una serie di racconti tra il satirico e il riflessivo che delineano l’album più spiccatamente narrativo della carriera di Aesop Rock, quello in cui l’estro linguistico del rapper è messo al servizio di una serie di brani che appaiono accessibili pur conservando una dose di creatività.

I rischi legati al progresso costante e infinito sognato dal capitalismo svelano il suo lato inquietante e potenzialmente distruttivo nel primo vero brano dell’album, “Mindful Solutionism”, un funk tra scratch e bassi robotici:

We can not be trusted with the stuff that we come up with
The machinery could eat us, we just really love our buttons, um

Fra citazioni di Orwell e “Always Into Something” degli N.W.A., “Infinity Fill Goose Down”, ossessiva e ancora una volta tempestata di scratch, l’album si definisce inizialmente come un commento sociale e politico del presente, come conferma la più psichedelica “Living Curfew” (con Billy Woods), sulle metropoli, e anche “Pigeonometry”, a suo modo un commento sulla difficoltà di descrivere l’umanità, sia come singoli individui che come gruppi.
Più facile descrivere se stessi in contrapposizione agli altri (“Kyanite Toothpick”), il ricordo del giorno in cui il rapper ha incontrato Mr. T (“100 Feet Tall”), il proprio rapporto con i fast food nell’allucinazione inquietante di “Time Moves Differently Here” o la strampalata storia dell’irruzione di un uomo nel suo appartamento nell’esilarante ma anche dolceamara “Aggressive Steven”.
A ben vedere, poi, sono tutti modi per raccontare in modo meno diretto un mondo iniquo e consumista, spesso inumano e alienante, senza dover rinunciare allo storytelling tipico di Aesop Rock, qua piuttosto scevro degli astrattismi di inizio carriera.

Nella seconda parte della scaletta il racconto si fa più intimo e dolente (“Bermuda”, con un ritornello da Bjork), Aesop Rock racconta la difficoltà di gestire il malessere psicologico e l’isolamento sociale (“Forward Compatibility Engine”) e, parlando di Van Gogh, racconta la sua idea di fallimento e dunque di successo (“On Failure”) nonché l’angoscia esistenziale, nella più criptica e conclusiva “Black Snow”.
Il concept si smarrisce un po’ lungo “Insane Tech Solutions”, ma l’album, anche grazie alle produzioni tra vintage e futuristico, si configura come una approfondita esplorazione di sé e del contemporaneo, nonché un nuovo capitolo di una fase matura della carriera che, superati gli istrionismi dei primi quattro album, è sempre più a suo agio con narrazioni ampie e multiformi. Ancora una volta, lontano da ogni trend.

Thank you, y’all have a safe night
See you in the morn, the forecast ain’t right

28/11/2023




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