Acca Larenzia, il Tar del Lazio annulla il Daspo ai militanti di CasaPound per i saluti romani
Un colpo di scena giuridico rimescola le carte nel controverso dossier che lega CasaPound, saluti romani e misure di prevenzione amministrativa.
Il Tar del Lazio ha annullato i provvedimenti presi dal questore di Roma contro diversi esponenti del movimento di estrema destra, ritenuti responsabili di reiterate violazioni della legge con comportamenti di stampo neofascista.
Era il 7 gennaio scorso, quando a via Acca Larentia – luogo simbolico per la destra radicale romana – si è svolta l’ennesima commemorazione, accompagnata da saluti romani, canti nostalgici e bandiere.
Una liturgia politica nota e reiterata, che ha portato alla denuncia di 16 persone, tra cui militanti provenienti non solo da Roma ma anche da Milano, Napoli, Salerno, Caserta e Avellino. Accanto a loro, anche tifosi noti degli ambienti ultras di Roma, Lazio e Napoli.
Il questore aveva reagito con fermezza, applicando i cosiddetti “Daspo fuori contesto”: misure solitamente pensate per l’ambito sportivo, ma estese a eventi politici con potenziale rischio per l’ordine pubblico.
Una scelta netta, quella della Questura, ma subito contestata da CasaPound. Il movimento non si è limitato alle dichiarazioni: ha impugnato i provvedimenti davanti al Tar, che ora ha ribaltato tutto.
Il tribunale amministrativo ha accolto i ricorsi, ritenendo infondati i Daspo, perché – si legge nella motivazione – “fuori contesto e impropri rispetto ai reati contestati”. Una vittoria giudiziaria per i leader del movimento, tra cui Gianluca Iannone e Luca Marsella, difesi dagli avvocati Lorenzo Contucci, Giovanni Adami e Guido Colaiacovo.
“Ancora una volta – esulta CasaPound in una nota – si conferma l’abuso degli strumenti amministrativi come mezzo di repressione politica, a danno della collettività e della legalità”.
Ma la vicenda giudiziaria non è chiusa. Restano infatti in piedi le indagini penali a carico di 31 militanti, coordinate dalla procura di Roma. In quel filone – molto più pesante – si contestano i reati previsti dalle leggi Scelba e Mancino, che puniscono l’apologia del fascismo e i comportamenti discriminatori. Qui non si parla di Daspo, ma di un possibile processo penale.
A pesare sulle scelte della magistratura anche le motivazioni della Cassazione, che nei mesi scorsi si è espressa in maniera netta sulla valenza del saluto romano come gesto politico e simbolo del disciolto partito fascista, riconoscendone la potenziale offensività e illegittimità.
In attesa che la giustizia si pronunci anche su questo fronte, il caso Acca Larentia torna a infiammare il dibattito.
Le foto presenti su abitarearoma.it sono state in parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo alla redazione che le rimuoverà.
Source link