Marche

«Siamo al collasso, sistema in tilt»

ANCONA Se la domenica il pronto soccorso di Torrette è un purgatorio, un limbo fatto di barelle accatastate lungo i corridoi e ambulanze bloccate perché non si trovano le portantine, l’inizio della settimana è il vero inferno. Già dal lunedì la sala d’aspetto inizia ad affollarsi di disperati. Sono pazienti, soprattutto anziani, che non sono riusciti a farsi visitare dalla guardia medica durante il fine settimana. Hanno le facce scure, probabilmente hanno resistito per ore, sopportando i sintomi peggiori. Ora vanno a bussare alla porta dell’unica struttura che non si può permettere di rimandare indietro nessuno: l’emergenza-urgenza di Torrette.

Il riconoscimento

Solo due giorni fa la provincia di Ancona, con l’Azienda ospedaliero universitaria in testa, si è aggiudicata il primo posto nella graduatoria “Sistema Salute” della classifica della rivista economica “Italia Oggi”. Un riconoscimento arrivato per la qualità delle apparecchiature, l’eccellenza e la complessità dei trattamenti offerti. Poco lontano dall’ingresso principale del nosocomio, dove si festeggia per il buon piazzamento in classifica, c’è il pronto soccorso, con il suo spettrale affaccio sul cantiere.

Un mondo a parte che, nel solo 2024, ha registrato più di 54mila accessi. «Diversi professionisti vengono a Torrette cercando l’eccellenza di cui parlano tutti. È vero, siamo imbattibili per le specialità, gli interventi di livello, ma i problemi dell’emergenza-urgenza non si cancellano così», sospirano i sanitari. Ieri mattina, intorno alle 11, c’erano 40 persone in attesa. Nel pomeriggio, il numero è salito vertiginosamente. «Almeno 92 pazienti allo stesso momento, con un parente ciascuno. Un vero delirio, considerando che i nostri spazi sono ridotti». Alla stessa ora, lunedì, si contavano 80 persone tra sala d’attesa, visite e osservazione. «Siamo al collasso», si sente sussurrare tra i sanitari impegnati a registrare parametri, trovare posto per tutti, fronteggiare le aggressioni ormai all’ordine del giorno. «Non riusciamo a dimettere nessuno, anche i nostri reparti che dovrebbero accogliere i casi più gravi scoppiano. Allo stesso tempo, non esistono delle strutture riabilitative per le dimissioni protette, degli hospice e manca completamente una cultura sul fine vita», è il grido di allarme dei medici. Le responsabilità sono intricate, gli stessi sanitari lo riconoscono.

«È mancata una programmazione su larga scala, da parte delle aziende e delle istituzioni. Sapevamo che la popolazione stava invecchiando e che saremmo arrivati a questo punto». Sulle barelle di fortuna sono sdraiati per la maggior parte ultra 70enni. «L’altro giorno l’ultimo caso emblematico: si è presentato un 96enne che era caduto in casa. Ad accompagnarlo la moglie, di 90 anni anche lei. Le difficoltà della presa in carico della rete familiare non sono da sottovalutare».

A Torrette, nella corsia dell’emergenza-urgenza, rimangono pochissimi, stoici medici. «Al momento qui lavorano 23 medici e 7 specializzandi. Siamo sotto organico, rispetto la carico enorme di lavoro a cui siamo sottoposti». Nonostante questo, qui non si è mai fatto uso di gettonisti, cioè quei professionisti che lavorano a chiamata, pagati a ore, attraverso cooperative a cui fanno ricorso le strutture sanitarie quando manca il personale. A Torrette si cerca da sempre di limitare il più possibile l’uso di questi professionisti, che non sono parte della squadra della struttura e vengono retribuiti molto di più. Da pochi mesi un decreto stabilisce addirittura che farvi ricorso è illegale. «Stiamo costringendo i nostri medici a fare un mestiere per cui non sono formati. Dovevano fare gli urgentisti, sono diventati dei geriatri. Se andremo avanti così perderemo i pochi giovani che vogliono ancora fare questo lavoro».




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