Silenzio terapeutico, l’importanza di riscoprirlo e il suo potere su corpo e mente
Notifiche che vibrano sullo schermo del telefono, musica costante in sottofondo, podcast nelle orecchie. Traffico, call, distrazioni continue. A questo rumore esterno si somma quello interno: pensieri che corrono, preoccupazioni che si accavallano, liste mentali che si allungano senza tregua. In questo continuo sovraccarico sensoriale, il silenzio è diventato un bene raro. Ma anche una necessità.
Sempre più studi dimostrano infatti che il silenzio terapeutico, inteso come il tempo di quiete scelto e coltivato con consapevolezza, ha effetti profondi e concreti su corpo e mente.
Dalla riduzione dello stress al miglioramento della memoria, fino all’aumento della creatività: la quiete ha un potere rigenerante che non passa più inosservato nemmeno alla medicina.
Silenzio terapeutico: cosa succede davvero al cervello quando ci fermiamo
Che il rumore costante faccia male lo sappiamo tutti. Che il silenzio, invece, sia una risorsa preziosa lo dimentichiamo troppo spesso.
Secondo una ricerca pubblicata su Brain, Structure and Function, anche solo due ore al giorno di silenzio favoriscono la crescita di nuove cellule nervose nell’ippocampo, l’area del cervello responsabile della memoria e dell’apprendimento. Lo studio ha mostrato anche come la mancanza di stimoli uditivi sia in grado di migliorare le capacità cognitive; favorendo riflessione e concentrazione.
Sembra quasi un paradosso: quando tutto si ferma, dentro si accende qualcosa.
Il cervello, infatti, non smette di funzionare quando siamo in silenzio. Al contrario, in queste situazioni di quiete si attiva la cosiddetta default mode network, una rete neurale coinvolta nei processi di riflessione, memoria autobiografica e autoanalisi che entra in funzione nei momenti di riposo vigile. In altre parole, è quel sistema che entra in gioco quando sogniamo a occhi aperti, ricordiamo qualcosa, riflettiamo su chi siamo.
Non è affatto un caso che molti artisti, scrittori e musicisti, da Beethoven a J.K. Rowling, da Haruki Murakami a Virginia Woolf, hanno spesso raccontato di come il silenzio, più ancora della solitudine, sia stato fondamentale per il loro lavoro creativo. In fondo, per ascoltare qualcosa di nuovo, dentro o fuori di noi, bisogna prima fare spazio.
L’effetto del silenzio sulla salute fisica
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