Liguria

Sestri Ponente, la commemorazione dei 1500 operai genovesi deportati dal nazifascismo


Genova. Si sono svolte questa mattina a Sestri Ponente, alla presenza delle Autorità civili e militari, le cerimonie di commemorazione dell’81° anniversario della deportazione nazifascista di 1500 operai dalle fabbriche genovesi, avvenuta il 16 giugno 1944.

Dopo la Santa Messa nella Basilica N.S. Assunta di Sestri Ponente, la commemorazione è proseguita con la deposizione delle corone nell’atrio di Palazzo Fieschi e gli interventi istituzionali di: Giacomo Ronzitti (presidente ILSREC, Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea); Francesco Quaglia (presidente associazione 16 giugno 1944); Fabio Ceraudo (presidente Municipio VI Medio Ponente); Stefano Damonte (consigliere Città Metropolitana di Genova); Katia Piccardo (consigliera Regione Liguria); Alessandro Terrile (vicesindaco Comune di Genova).

«È stato un onore portare il deferente saluto mio personale, della sindaca Salis, della Giunta e di tutta la Città a questa cerimonia che celebra, a distanza di 81 anni, un evento storico che merita di essere ricordato per tante ragioni – ha detto il vicesindaco di Genova Alessandro Terrile – Tra queste, il fatto che il regime nazista, con la determinante complicità dei fascisti della Repubblica di Salò, abbia organizzato e attuato il 16 giugno 1944 la deportazione di 1500 operai genovesi, avendo ben chiaro che il movimento operaio era tra i maggiori protagonisti della lotta di Resistenza, dando vita a scioperi e sabotaggi per danneggiare le fabbriche di armamento naziste, e lottando strenuamente per riportare, in Italia e in tutta l’Europa, pace, libertà e democrazia».

«Il rastrellamento degli operai genovesi – ha aggiunto Terrile – non sarebbe potuto avvenire senza la collaborazione e la pianificazione degli uomini della Repubblica di Salò, tra cui il famigerato prefetto Carlo Emanuele Basile che organizzò l’operazione nei dettagli, per poi tornare ai disonori delle cronache in occasione dei fatti del 30 giugno 1960, quando gli operai genovesi, insieme ai lavoratori del porto e a decine di migliaia di antifascisti, si ribellarono all’organizzazione, nella Città Medaglia d’oro per la Resistenza, del congresso del Movimento Sociale Italiano. Un filo rosso collega il passato al presente: un filo che ci deve spingere a combattere ogni forma di fascismo e neofascismo, nel ricordo del sacrificio degli operai che non tornarono da Mauthausen e di quelli che riuscirono a sopravvivere dopo sofferenze inimmaginabili».

«Grazie all’associazione 16 giugno 1944, all’ILSREC e ad ANPI – ha concluso il vicesindaco Terrile – per il loro continuo, infaticabile lavoro di custodia e trasmissione della memoria dei tragici fatti del nostro passato: una lezione che è nostro dovere non dimenticare affinché questi fatti non si ripetano mai più».

La cerimonia si è conclusa con l’orazione commemorativa di Marco Pluviano (Comitato scientifico ILSREC). Il testo dell’orazione è stato scritto a quattro mani con Irene Guerrini.

Presente alle cerimonie anche il procuratore generale di Genova Enrico Zucca oltre a consigliere e consiglieri comunali e municipali, parenti dei deportati, cittadine e cittadini.

16 GIUGNO 1944: IL RASTRELLAMENTO NAZIFASCISTA NELLE FABBRICHE GENOVESI

A Genova, alle ore 14 del 16 giugno 1944, scattò una delle più devastanti rappresaglie delle forze di occupazione nazifasciste verso il mondo delle fabbriche. Reparti armati e forze fasciste circondarono la San Giorgio, la SIAC, l’Ansaldo e la Piaggio, bloccando i lavoratori che tentavano di fuggire. Armi alla mano, i nazifascisti procedettero alla selezione dei più giovani, circa 1.500 operai, per caricarli su vagoni ferroviari.

Alcuni riuscirono a scappare, qualcuno morì nel tentare di farlo gettandosi dal treno, altri invece furono colpiti dai nazisti durante il tentativo di fuga. Per gli operai fatti prigionieri la meta fu inizialmente il campo di concentramento di Mauthausen, poi uno dei campi di lavoro forzato del Reich. Non tutti riuscirono a sopravvivere. I nomi delle vittime si aggiunsero al martirologio delle deportazioni che già comprendeva gli ebrei prelevati nell’autunno precedente, gli antifascisti catturati singolarmente e le vittime delle rappresaglie.




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