Lazio

Questa è una storia “made in Japan”: l’Unità 731 

“Tutti noi dovevamo iniziare le procedure di evacuazione […] Prima di tutto furono uccisi i maruta. Dopodiché, mettemmo i loro corpi nell’inceneritore. Anche gli esemplari estratti dai corpi umani furono inseriti nell’inceneritore, ma ce n’erano così tanti che non bruciavano. Quindi, li portammo al fiume Sungari per gettarli dentro.” ( Naoji Uezono, ex-componente dell’Unità 731, città di Abril, Manciuria, 12 Agosto 1945)

******

Manciuria, Asia Nord-Orientale, 1935-1945: l’orrore non si chiamava solo Josef Mengele

Ufficialmente conosciuta come “Dipartimento di Prevenzione Epidemica e Purificazione dell’Acqua dell’Esercito di Kwangtung”, l’”Unità 731” – come successivamente verrà ri-nominato quel Dipartimento Militare giapponese – intraprese, durante la Seconda Guerra Mondiale, Ricerche segrete sulla guerra biologica e chimica, impegnandosi in esperimenti e test letali sugli esseri umani. Quell’Unità Militare pseudo-scientifica non dipendeva affatto dal Ministero della Salute nipponico, bensì dalla Kempeitai, letteralmente “Corpo di Soldati della Legge”, la famigerata Polizia Militare dell’Esercito Imperiale giapponese.c

Il Complesso di edifici dell’Unità 731

Seiichi Morimura è morto a Tokyo all’età di 90 anni, il 24 luglio del 2023. Fu grazie al suo Saggio intitolato “Akuma no Hoshoku , reso pubblico prima a puntate sul giornale comunista “Akahata”, quindi in forma di libro nel 1981, che le atrocità commesse  dall’Unità 731 dell’Esercito Imperiale Giapponese  durante la  guerra sino-giapponese (1937-1945) e poi proseguite durante la Seconda guerra mondiale, divennero note al grande pubblico giapponese e non solo

Se in Occidente basta pronunciare il nome di Josef Mengele per suscitare immediatamente un senso di orrore e paura, la maggioranza di noi ignora chi fossero l’Ufficiale Medico Shiro Ishii e l’Unità 731 che lui aveva praticamente inventato e diretto per dieci anni fino all’Agosto del 1945. Se, invece, in Cina pronunciate quelle due parole: Unità 731 e quel nome: Shiro Ishii, sul volto del vostro interlocutore si dipingerà un’espressione di terrore.

Quella che segue è la storia dell’Unità 731 e del suo inventore e Comandante, il Medico (anzi lo “Scienziato”) Shiro Ishii. E’ una storia di atrocità modello giapponese che è bene conoscere, soprattutto ora che sul nostro mondo, stanco di democrazia e pace, spirano, di nuovo, pericolosi venti di guerra mondiale.

Ma andiamo con ordine nel racconto.

Il 19 Settembre del 1931, l’Armata del Kwantung, dell’Esercito imperiale giapponese occupa la Regione cinese della Manciuria e in quel territorio i giapponesi si sentono assai tranquilli, avendo al loro servizio il Governo fantoccio e collaborazionista del Manciukuò e riuscendo a controllare la resistenza cinese che agiva nonostante la tregua firmata il 27 Febbraio del 1932. L’occupazione giapponese della Manciuria durerà fino all’Agosto del 1945 quando – dopo il lancio americano delle due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 Agosto ’45) – i sovietici penetrarono nella Regione e ne scacciarono i giapponesi.

Ma la nostra storia comincia molto prima di quel 1945. Intanto – siamo nel 1940 e l’attacco giapponese di Pearl Harbor, del 7 Dicembre 1941, è ancora  di là da venire – e c’è un treno militare del Sol Levante che corre lungo la pianura di quella Regione cinese. E’ pieno di militari e di armi e, ad un certo punto del viaggio, un Ufficiale ordina ai soldati di tirare le tendine dei finestrini e dove non ci sono di girarsi dall’altra parte o chiudere gli occhi: non devono vedere il complesso di edifici nei cui pressi sta passando velocemente il treno. Siamo a Sud Ovest della città di Harbin e nessuno deve vedere quegli edifici, né sapere che cosa sia stia facendo li dentro.

Lì, dal 1935, opera il “Dipartimento di Prevenzione Epidemica  Purificazione dell’Acqua”, dell’Esercito di Kwangtung” (poi Unità 731). Al di là del nome, lì dentro non ci si occupa di sistemi idrici, ne purificazione dell’acqua o di Epidemiologia, bensì di guerra batteriologica comprendente esperimenti su cavie umane, i prigionieri cinesi e coreani (ma poi anche inglesi e americani) detenuti nel Campo di Prigionia di Ping Fang, annesso a quel Complesso militare.

Quel Complesso è costituito – oltre che dal Campo di Prigionia – da 150 altri Edifici ed è segreto: nessuno ne deve conoscerne esistenza, ubicazione e lavoro né avvicinarsi ad esso, senza esserne autorizzato. Lì dentro si sta facendo la storia dell’Unità 731 dell’Esercito Imperiale Giapponese che è rimasta segreta (e sconosciuta) fino al 1981, quando venne resa nota dalla pubblicazione del Saggio di cui ho scritto all’inizio. Ma si dovrà arrivare al 2018 prima che il Governo giapponese decida di de-secretare i documenti d’Archivio riguardanti quell’Unità militare e rendere nota per intero la sua storia.

Solo da sette anni quindi si conosce ufficialmente l’esistenza di quella Struttura pseudoscientifica, insieme alla sua consistenza numerica: 52 chirurghi, 49 ingegneri, 38 infermiere e 1.117 medici. Ci sono voluti dunque ben 83 anni per conoscere quei dati che erano rimasti coperti dal segreto militare comprendente anche i nomi e gli indirizzi dei familiari di chi “lavorava” per quella Unità Militare. La sua sede si estendeva per sei chilometri quadrati in una località isolata vicina alla città di Abril in Manciuria.

Il Comando era stato affidato dallo Stato Maggiore Generale dell’Esercito Imperiale nipponico a Shiro Hishi, Medico specializzato in Microbiologia e Generale dell’Esercito; nonché criminale di guerra, mai processato e condannato per i suoi crimini. Hishi aveva convinto i capi militari di Tokyo dell’importanza risolutiva dal punto di vista militare dell’arma batteriologica e aveva avuto fondi a volontà e carta bianca per condurre i suoi esperimenti pseudo-scientifici su cavie umane (i prigionieri prima cinesi e poi alleati del Campo di Ping Fang).

Per lui come Medico, infatti, le persone non erano mai state dei malati su cui sperimentare delle cure, ma solo cavie (i giapponesi li definiranno maruta” ovvero “pezzi di legno”) sulle quali testare le armi biologiche che produceva e che alla fine della guerra non esiterà a spargere sui villaggi cinesi vicini alla sede della sua Unità Militare di assassini o a regalare ai bambini caramelle e dolci infettati.

Per anni, sotto la sua guida, sostanze tra le più tossiche allora disponibili vennero inoculate in prigionieri cinesi e coreani arrestati e condannati per spionaggio. Si calcola che tutto questo si tradusse in almeno 10 mila vittime di abusi e sofferenze disumane. I registri in cui scupolosamente venivano annotati tutti i passaggi degli esperimenti e che – come ho scritto solo 7 anni il Governo giapponese ha reso pubblici, insieme ad altri Documenti sull’Unità 731 – parlano di una media di 600 prigionieri inviati ogni anno a Ping Fang dal Kempeitai, la Polizia militare giapponese, molto temuta e praticamente onnipotente.

Spesso Shiro Hishi verrà accostato all’Ufficiale Medico nazista Josef Mengele – il Capitano del servizio Sanitario delle SS che operò ad Auschwitz tra il Maggio 1943 e la caduta del Terzo Reich, meglio noto come il “Dottor Morte” – dal 1942, infatti, Ishii condusse, come l’omologo tedesco, esperimenti che esulavano  dalle strette necessità – pur cruente – delle Ricerche che gli erano state affidate, fino a diventare esempio di un ‘Male insensato’ che aveva occupato via via nel tempo tutta la persona del Generale Hishi..

In particolare, Hishi si prodigava alacremente in attività di sperimentazione di agenti patogeni per studiare i loro effetti sulle persone e la loro gestione e diffusione in ambito bellico. Le testimonianze storiche comprovano che quegli esperimenti avessero procurato aborti forzati, paralisi e attacchi cardiaci indotti e severa ipotermia, portando anche ad amputazioni su uomini e donne di ogni età. Inoltre, come risultato della sperimentazione delle ricerche, nel Campo di Ping Fangcentinaia di migliaia di cinesi furono infettati da germi diffusi su Centri abitati e sui militari cinesi in combattimento.

Premiato con la nomina a Capo dei Servizi Medici della Prima Armata nipponica, di stanza in Cina nel 1942 e promosso Responsabile della salute pubblica giapponese nel Marzo 1945, Shiro Ishii sovrintese, poche settimane prima della sconfitta del Giappone, alla distruzione totale con esplosivi e fuoco della sede dell’Unità 731. I 150 prigionieri ancora in vita nel Campo  di Ping Fang  vennero passati per le armi e gli ultimi Operatori del sito rientrarono in Giappone dove, come buona parte dei loro 20mila colleghi impiegati in un decennio in quegli esperimenti, furono reintegrati nei ranghi dell’Esercito e mai puniti.

Gli orrori dell’Unità 731 sono noti e da sempre sottoposti ad una stretta analisi da parte degli Storici e della politica. Alcune diplomazie utilizzarono quei fatti delittuosi come strumento per porre Tokyo davanti alle proprie responsabilità nei conflitti moderni in Estremo Oriente e per l’accanimento verso le popolazioni assoggettate. Responsabilità che i giapponesi faticano ancora oggi a riconoscere pienamente, ritenendo, a livello comune, di essere stati in maggioranza coinvolti loro malgrado nel militarismo prebellico. Un debito che nei fatti è stato tragicamente ‘saldato’ con la doppia devastazione nucleare dell’Agosto 1945..

Ufficialmente, tuttavia, molto resta secretato o passa sotto silenzio, anche in relazione al complesso rapporto con Washington. Il Generale Ishii e diversi altri criminali come lui, coinvolti nell’attività dell’Unità 731 ricevettero, infatti, nel 1946 l’immunità da ogni accusa dal Tribunale Internazionale per l’Estremo Oriente (Tribunale di Tokyo) avendo fornito agli Stati Uniti tutti i dati (definiti dall’allora Segretario alla Sanità Usa «inestimabili») della loro criminale attività relativi all’utilizzo di oltre 20 diversi ceppi batterici, inclusi antrace, botulino e vaiolo.

La morte del principale responsabile per un tumore alla gola nel 1959, secondo la figlia dopo essersi convertito al cattolicesimo, non mise fine alla ricerca della verità sull’Unità 731. Solo da 2015, tuttavia, si è concretizzata la richiesta di chiarire l’identità di tutti i protagonisti, non senza resistenze ufficiali e con negoziati anche aspri, durati fino al Gennaio del 2018. Un traguardo non definitivo. Infatti recentemente è stata avviata una raccolta di firme per costringere l’Università di Kyoto a verificare la legittimità del diploma conferito ad un ufficiale medico collaboratore di Ishii, che potrebbe avere basato la sua tesi di laurea proprio su esperimenti di vivisezione attuati nell’Unità 731.

Dunque, la storia infame dell’Unità 731 non smette a tutt’oggi di regalarci squarci di nefandezze, rimaste sepolte per decine e decine d’anni e solo di recente venute alla luce spargendo il loro tanfo insopportabile di morte, ma anche di ipocrisia complicità.

“Giustizia Universale”

Nel Dicembre del 1949, nella città di Chavarosk in Unione Sovietica, si tenne il Processo ai componenti dell’Unità 731 che i sovietici avevano catturato. Un Processo rapido, condotto sulla base dei Documenti che erano stati salvati dalla distruzione, di testimonianze dei sopravvissuti a quegli esperimenti e alla collaborazione di medici e soldati Giapponesi.

Gli imputati saranno tutti condannati con una serie di pene detentive che variano dai 2 ai 25 anni. Dei molti componenti di quell’unità Militare Giapponese, alla sbarra ci sono solo 12 persone. E il loro comandante

Shiro Hishi, dove è finito? Dopo il lancio delle atomiche americane Hishi è tornato a Tokyo e si è nascosto fino a quando i Servizi americani non lo scovano e arrestato.

Ma, invece di portarlo in giudizio gli americani si dimostrano molto interessati alle sue Ricerche scientifiche e ai loro risultati perché, se la guerra guerreggiata è appena finita, la “guerra fredda” è appena cominciata e certe informazioni diventano preziose.

Così, Hishi spiattella tutto quello che sa e si salva, quanto meno dalla galera a vita.   Ci penserà un tumore alla gola a toglierlo di mezzo il 9 Ottobre del 1959.

L’impunità ottenuta in cambio delle preziose informazioni che possiede gli salverà la vita e neppure lo costringerà a testimoniare nei Processi ai criminali di guerra giapponesi. Vivrà alcuni altri anni tranquilli, forse addirittura lavorando per le Università americane che collaborano con l’Esercito e i Servizi Segreti.

Ma gli americani non sono i soli ad avere tratto vantaggio dalle Ricerche di Shiro Hishi. Anche i sovietici – con quello che avevano trovato  ad Abril e nel Campo di Ping Fang – nel 1949 aprono sugli Urali un Centro di Ricerche sulla guerra batteriologica. Dunqje, la guerra continua, con altri mezzi.

Uno degli edifici aperti ai turisti

Le foto presenti su abitarearoma.it sono state in parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo alla redazione che le rimuoverà.

Scrivi un commento


Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »