“Bucata la difesa israeliana”: qual è il missile di Teheran che ha messo sotto scacco Tel Aviv

L’euforia tra la popolazione israeliana per gli attacchi a sorpresa sferrati dai jet e droni dell’Idf cede il passo alla paura titolava il sito specializzato Middle East Eye dopo i primi attacchi lanciati dal regime degli ayatollah in riposta ai raid di Tel Aviv contro decine di obiettivi collocati sul territorio iraniano. Il senso di inquietudine che si respira nelle città israeliane viene riportato da diversi media e si fa sempre più forte dopo la conta delle vittime e dei danni registrati nello Stato ebraico dopo la pioggia di fuoco della scorsa notte proveniente dall’Iran.
Sulla situazione ha fatto il punto l’esercito dello Stato ebraico pubblicando i dati aggiornati sulla reazione della Repubblica islamica all’operazione Rising Lion approvata dal governo di Benjamin Netanyahu: oltre 200 lanci di missili balistici e 22 siti di impatto diretto sul territorio israeliano. 13 le vittime confermate, tra le quali 3 minori e 10 adulti, 380 i feriti, 9 in condizioni gravi, 30 in condizioni moderate e 341 con ferite minori. Ad essere martellata non è stata sola Tel Aviv ma anche diversi centri abitati tra i quali Haifa e Bat Yam, una città costiera dove un missile ha centrato un edificio provocando la morte di sei persone.
La cupola di ferro che protegge Israele dai dardi letali scagliati dai pasdaran sembra mostrare qualche preoccupante. A bucare le difese dello Stato ebraico sarebbe stato in particolare un missile balistico mai usato prima d’ora dal regime teocratico contro il nemico storico israeliano. Come rivelato dall’agenzia di stampa Fars ripresa dalla Cnn, si tratterebbe del nuovo missile balistico guidato Haj Qassem che la scorsa notte ha dimostrato di superare sistemi difensivi come il Terminal High Altitude Defense (THAAD) dell’esercito americano, schierato in Israele, i sistemi di difesa missilistica Patriot e di altri ancora in dotazione allo Stato ebraico.
Presentandolo ufficialmente alla televisione, lo scorso 4 maggio il ministro della Difesa iraniano, il generale Aziz Nasirzadeh, aveva dichiarato che l’Haj Qassem sarebbe stato in grado di superare le difese nemiche. Il nuovo missile prende il nome da Qassem Soleimani, l’ex potente comandante della forza Quds, l’unità d’elite delle Guardie della Rivoluzione Islamica dell’Iran, ucciso nel 2020 in un attacco statunitense all’aeroporto di Baghdad. Un blitz autorizzato durante il primo mandato alla Casa Bianca di Donald Trump, il quale per questa azione, dalla quale si tenne lontanto Netanyahu, ha ricevuto diverse minacce di morte da parte di elementi collegati alla Repubblica Islamica.
L’Haj Qassem è alimentato a combustibile solido, ha una gittata di 1.200 chilometri ed è dotato di una testata manovrabile in grado di penetrare i sistemi di difesa missilistica. L’agenzia Tasnim ha riferito il mese scorso che “il nuovo missile balistico è inoltre dotato di un sistema di navigazione avanzato che gli consente di colpire con precisione i bersagli e di contrastare la guerra elettronica“. Una parziale smentita sulla potenza dei missili lanciati dal regime degli ayatollah è arrivata dall’Idf che nelle ultime ore ha fatto sapere che il territorio israeliano non è stato colpito da missili manovrabili.
Netanyahu è ben consapevole della minaccia missilistica, e dunque non solo nucleare, che arriva da Teheran.
Non è un caso che in un messaggio video rilasciato venerdì notte il premier israeliano ha dichiarato che l’Iran, accelerando la produzione di tale tipo di armamenti, punta alla produzione di 300 missili balistici al mese. Ciascuno di essi, ha detto Bibi, è “come un pullman pieno di esplosivi” destinato a colpire le città dello Stato ebraico.
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