cinema, casali e piscine infiammano la Pisana
Una legge pensata per semplificare, ma che rischia di complicare. È un vero e proprio campo minato quello tracciato dalla proposta di legge regionale n. 171, in discussione da martedì 11 giugno in Consiglio regionale del Lazio.
Il suo obiettivo dichiarato è ambizioso: snellire le regole sulla gestione del territorio e accelerare processi di rigenerazione urbana. Ma il testo, cavallo di battaglia del centrodestra alla guida della Regione, è finito sotto la lente degli uffici tecnici. E il giudizio è tutt’altro che benevolo.
Venti articoli su ventuno sono stati messi in discussione. Lo ha scritto nero su bianco la segreteria generale della Pisana in un’analisi tecnico-normativa inviata al presidente dell’Aula, Antonello Aurigemma.
Il documento segnala criticità diffuse e solleva dubbi pesanti: dalle piscine nei casali rurali alla sorte delle vecchie sale cinematografiche, il testo appare fragile, controverso e in alcuni punti, secondo gli uffici, potenzialmente incostituzionale.
Tra i passaggi più caldi c’è la possibilità di trasformare i casali abbandonati nelle campagne laziali in spazi per eventi, magari con piscina annessa. Ma una recente sentenza del Consiglio di Stato (gennaio 2024) parla chiaro: una piscina non è una semplice “pertinenza”, ma una nuova costruzione, con impatto edilizio e paesaggistico tutt’altro che marginale. Consentirne l’introduzione automatica potrebbe configurarsi come un abuso, più che una semplificazione.

Altro fronte rovente: quello dei cinema e teatri. Il testo prevede cambi di destinazione d’uso semplificati per queste strutture. Ma è proprio qui che si accende la battaglia politica e culturale. Il rischio? Che le ultime sale storiche della Capitale si trasformino in sale bingo, alberghi o centri commerciali.
Una deriva che Regione, Comune, associazioni e imprese del settore stanno tentando di scongiurare da mesi, con tavoli di confronto e proposte correttive. Tuttavia, secondo gli uffici tecnici regionali, le nuove norme rischiano di scavalcare l’autonomia dei Comuni, privandoli del loro potere di pianificazione urbanistica.
“Serve equilibrio – si legge nel parere tecnico – e una valutazione di proporzionalità che eviti automatismi pericolosi e tuteli la funzione pubblica del territorio”.
Il tempo stringe. La proposta è pronta ad approdare in aula, ma prima dovrà affrontare giorni di passione tra emendamenti, mediazioni politiche e richieste di chiarimento. Il rischio concreto è che la tanto annunciata semplificazione finisca per generare caos giuridico e istituzionale.
Intanto, in città e nei piccoli comuni, l’attesa è alta: c’è chi vede nella legge una spinta alla valorizzazione del patrimonio edilizio, e chi teme un via libera alla cementificazione mascherata. Di certo, nelle prossime settimane, la Pisana sarà il teatro di un confronto che deciderà il futuro del paesaggio urbano (e non solo) del Lazio.
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