Garlasco, la verità si cercherà su fascette e tamponi – Il Tempo

Le fascette para-adesive con le impronte, i tamponi di Chiara Poggi e i resti della colazione della mattina del 13 agosto 2007. Sono questi i reperti consegnati ieri ai periti nominati dal gip, la genetista Denise Albani e il dattiloscopista Domenico Marchigiani, che martedì prossimo daranno il via al maxi incidente probatorio nella nuova inchiesta per il delitto di Garlasco, in cui è indagato Andrea Sempio. Alla consegna della scatola, custodita al Comando dei carabinieri di via della Moscova a Milano, hanno preso parte sia il consulente della difesa di Sempio, l’ex generale del Ris Luciano Garofano, sia il genetista della famiglia Poggi, Marzio Capra.
La prima fase, dunque, si concentrerà su quella 35 fascette para-adesive che «sigillano» le impronte repertate nel 2007 nella villetta di via Pascoli, dove Chiara fu massacrata e gettata giù per le scale della cantina. Per la giustizia l’assassino è Alberto Stasi, ma per la procura di Pavia, diretta da Fabio Napoleone, a uccidere la 26enne sarebbero state più persone, probabilmente tre, uno dei quali sarebbe proprio Sempio. C’è infatti il suo Dna sulle unghie di Chiara e apparterrebbe sempre a lui l’impronta 33, impressa sul muro delle scale della cantina, proprio nel punto in cui è stato gettato il cadavere della vittima. E rimasta ignota per 18 anni, finché, nelle scorse settimane, una consulenza disposta dai pm ha accertato una compatibilità con la mano destra di Sempio per 15 minuzie.

Questa impronta, comunque, non entrerà nell’incidente probatorio, perché la difesa dell’indagato ha chiesto e ottenuto dal gip Daniela Garlaschelli di escludere dall’accertamento tecnico irripetibile le analisi dattiloscopiche. Protagoniste, dunque, quelle genetiche, volte ad accertare sia la piena compatibilità del profilo Ignoto 1 sulle unghie di Chiara con quello di Sempio, sia a rilevare dalle strisce para-adesive eventuali tracce di Dna che potrebbero essere rimaste «intrappolate» nelle fascette con la repertazione.

Sotto la lente degli inquirenti soprattutto l’impronta 10, quella ritrovata sulla maniglia interna del portone d’ingresso, che secondo la ricostruzione sulla scena del crimine sarebbe la «firma» con la mano sporca di uno degli assassini che lascia il luogo del delitto. «Risultati dall’impronta 10? No, siamo veramente al limite del limite del limite», ha detto Marzio Capra, consulente dei Poggi, lasciando la caserma dei carabinieri di via Moscova. «È stato richiesto un incidente probatorio con l’esecuzione di certe analisi, che in alcuni casi sono state già fatte, in altri erano state omesse perché non ritenute importanti, e mi riferisco alla spazzatura, vedremo cosa emergerà. Se i nuovi strumenti possono portare risultati diversi? Non credo», ha precisato, facendo riferimento ai resti della colazione mia repertati, tra cui il Fruttolo. «Si può sbagliare, questo è umano, ma non credo che noi – nel senso dei miei collaboratori che ebbero allora un incarico – abbiamo sbagliato. Però con tanta serenità riaffrontiamo questa verifica che non potrà che confermare l’ottimo lavoro fatto allora’», ha detto il generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris e ora consulente della difesa di Andrea Sempio.
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