in aula la legge 171 sulla rigenerazione urbana
Dopo mesi di calma apparente, tra polemiche per le spese dell’Expo e sedute a vuoto, in Consiglio regionale del Lazio si riaccende la miccia della politica.
Al centro del dibattito è tornata la tanto discussa proposta di legge 171, un testo organico sulla rigenerazione urbana che promette di riscrivere le regole del territorio.
Una legge attesa da tempo, approvata in giunta quasi un anno fa, ma che solo ora entra davvero nel vivo dello scontro politico. E lo fa nel modo più rumoroso possibile.
L’aula, infatti, si prepara a una lunga battaglia: 2.000 emendamenti e ordini del giorno sono stati presentati dalle opposizioni, capeggiate dal Partito Democratico. Numeri che rendono chiaro l’intento ostruzionistico e che lasciano intendere che, per arrivare al voto finale, ci vorrà ben più di una settimana.
Il centrodestra, forte del proprio pacchetto normativo, mostra comunque sicurezza. L’assessore all’Urbanistica Giuseppe Schiboni ha preso in mano il dossier lasciato dal suo predecessore Ciacciarelli e ha illustrato i punti chiave di una legge che, assicura, «non ha precedenti per sistematicità e portata».
Un testo che ambisce a rilanciare i centri urbani, dando ai Comuni più libertà decisionale, ampliando le possibilità di trasformazione edilizia e puntando su interventi di efficientamento energetico, miglioramento sismico e riattivazione delle funzioni urbane.
Ma la tensione non è solo sui tecnicismi. I nodi più delicati, infatti, riguardano alcuni punti simbolici e politicamente sensibili: i sottotetti da trasformare in abitazioni, la fusione delle procedure ambientali, l’edilizia sociale e – forse il tema più sentito dalla cittadinanza – il destino delle sale cinematografiche chiuse.
Proprio sui cinema, infatti, si gioca una partita che coinvolge urbanistica e memoria collettiva. Negli ultimi trent’anni, decine di sale hanno abbassato il sipario, spesso rimpiazzate da supermercati, bingo e alberghi.
La legge inizialmente prevedeva la possibilità di trasformarli tutti se chiusi da almeno sette anni. Dopo mesi di confronto tra Regione, Comune e operatori, la soglia è stata rialzata a dieci anni, con data limite fissata al 31 dicembre 2024. Un compromesso, forse, ma anche un segnale: non tutto è sacrificabile sull’altare della rendita edilizia.
Anche sul fronte dell’edilizia sociale arrivano modifiche importanti: il canone calmierato sarà aggiornato ai valori di mercato dopo quattordici anni, e sarà più semplice per gli inquilini in regola chiedere di acquistare gli alloggi.
Nel frattempo, tra corridoi e commissioni, la tensione cresce. Le forze di opposizione affilano le armi, consapevoli che questa potrebbe essere l’occasione per mettere in difficoltà la maggioranza.
Il centrodestra, dal canto suo, è deciso ad andare fino in fondo. La legge 171 è un tassello importante nella strategia urbanistica regionale, ma è anche un banco di prova politico.
E così, tra parole d’ordine come “rigenerazione”, “autodeterminazione”, “semplificazione”, si snoda una delle pagine più accese della legislatura. Una pagina che, tra ostruzionismo e compromessi, tra visioni contrapposte di città e territori, segnerà il futuro urbanistico – e forse anche politico – della Regione Lazio.
Le foto presenti su abitarearoma.it sono state in parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo alla redazione che le rimuoverà.
Source link