Umbria

Monte Ruperto: il piccolo pezzo d’Umbria incastonato nelle Marche


di Jacopo Torroni

A prima vista, nulla sul terreno indica il confine regionale: nessun cartello, nessuna barriera. Solo la geolocalizzazione su Google Maps conferma ciò che non si vede con gli occhi: si è entrati in un pezzo di Umbria completamente circondato dalle Marche, . E non si tratta di una svista amministrativa, ma di una realtà storica che affonda le sue radici nel 13esimo secolo. A prima vista, nulla sul terreno indica il confine regionale: nessun cartello, nessuna barriera. Solo la geolocalizzazione su Google Maps conferma ciò che non si vede con gli occhi: si è entrati in un pezzo di Umbria completamente circondato dalle Marche, un’enclave che dista 30 chilometri dal capoluogo comunale. E non si tratta di una svista amministrativa, ma di una realtà storica che affonda le sue radici nel 13esimo secolo.

Storia di solidarietà e gratitudine Il legame tra Monte Ruperto e Città di Castello risale al 1256, quando la piccola comunità montana fu colpita da una grave carestia dovuta a nevicate eccezionali. Le vicine Apecchio e Sant’Angelo in Vado non offrirono aiuto. Fu invece Città di Castello, allora distante e difficilmente raggiungibile, a inviare muli carichi di vettovaglie salvando di fatto la popolazione. In segno di eterna riconoscenza, il barone di Monte Ruperto — rimasto senza eredi — cedette il territorio alla città tifernate.

Un feudo lontano Un gesto che ha lasciato tracce profonde nella memoria collettiva: un atto notarile testimonia come già nel 1274 gli abitanti godessero di benefici fiscali. Si pagavano solo «cinque soldi per focolare» ogni 27 agosto. Ma l’anomalia geografica che conosciamo oggi è figlia di vicende successive: nel 1412, con l’avanzata del Ducato di Urbino, gran parte dei territori settentrionali di Città di Castello andarono perduti. Monte Ruperto, però, rimase fedele. Una fedeltà che lo isolò, rendendolo una vera e propria isola amministrativa. Ancora oggi, il sindaco di Città di Castello porta il titolo onorifico di “barone di Monte Ruperto”, e può fregiarsi simbolicamente di questo antico legame durante il suo mandato.

Un’oasi verde dimenticata Oggi Monte Ruperto è un luogo disabitato, ma non privo di fascino. I suoi circa 500 ettari sono ricoperti per lo più da boschi. I pochi edifici rimasti — La Fornace, Calcineto, Cà Farino e Monte Ruperto — sono ruderi in stato di abbandono. Il tempo e i furti di pietre ne hanno accelerato il degrado, e del borgo originario resta solo un’eco. Il territorio è maggiormente variegato dal punto di vista naturalistico. L’altitudine varia tra i 412 e i 727 metri, includendo le pendici del monte Vicino e una porzione della valle del torrente Candigliano, affluente del Metauro.

Monte Ruperto oggi Oggi, questo angolo remoto è meta per appassionati di escursioni, trekking e mountain bike, alla ricerca di silenzi e sentieri fuori dal tempo. Monte Ruperto è un microcosmo che racconta di solidarietà, appartenenza e resistenza identitaria. Una piccola anomalia sulla mappa che però testimonia quanto la storia, anche nei suoi episodi più marginali, possa lasciare segni profondi nel territorio e nella memoria.

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