God Hates Cowards: :: Le Recensioni di OndaRock
I Cowards si presentano soprattutto con tre numeri di rilievo come “3020”, un concertino di dinamiti, una “Lose My Mind” con punte di foga Mc5, e una “Switch” in tempo di salterello lisergico Dream Syndicate-iano, comparsi nel primo “Cowards” (2022) pubblicato postumo dopo la scomparsa del primo batterista Peppe Carella.
Giulia Tanoni e Luca Piccinini ripartono allora con il subentrato Michele Prosperi (già batteria nei Jesus Franco) per “God Hates Cowards” e un nuovo manifesto, “I Hate You”, fondato su piglio rock’n’roll e breve motto isterico, tutto peraltro controbilanciato da uno smarrimento oscuro, cui fa senz’altro seguito una “Dystopian City” imbastita su dettami Wire.
La muraglia chitarristica di “Barefoot Walking In Head” tende all’ascetismo sordido di Branca, mentre in “Storm” l’andatura sorniona, le grida del feedback e l’implosione del flanger danno lo scenario entro cui si muovono pochi versi smarriti e distanti, sottovoce, e la nuova versione di “3020” suona come una serie di slogan androidi in una tortura Helios Creed-iana martellante.
Più calme sono “Stay Away”, una tiritera tra l’apatico e il conturbante con ritornello shoegaze, “About A Friend”, recitativo semi-declamato in un clima di stordimento dilatato alla Mogwai, e soprattutto “Scream”, un’altra bestia ancora (per loro potenzialmente pop), un incrocio di Velvet e Madchester.
Disco tensivo, documentario di lacerazioni e incubi, il secondo album del power trio marchigiano ha come coautore Maurizio Minestroni in un’audace produzione che arroventa impavidamente un po’ tutto. Sotto l’insegna di una rinnovata nevrosi anche se si può discutere certi cali di fantasia. Alla rincorsa dello scettro degli Uzeda per una rifondazione del noise italico. Foto di copertina: Costanza Giorgetti.
09/05/2025