Società

Alessandro Coatti, ucciso in Colombia: «Vittima di una banda che rapina turisti adescati su Grindr. Identificati i componenti del gruppo»

Alessandro Coatti sarebbe stato attirato in una trappola attraverso un’app di incontri. Sarebbe accaduto ad altri turisti, in particolare stranieri, in Colombia, di essere contattati con Grindr, app per incontri molto usata nella comunità Lgbtqia+, e, al momento dell’incontro, drogati e derubati. Per il biologo italiano la situazione deve essere in qualche modo degenerata, potrebbe aver reagito al tentativo di furto: il 38enne è stato ucciso e il suo corpo è stato fatto a pezzi.

I quotidiani locali hanno riportato la notizia, riferendo parole del capo della polizia nazionale colombiana, Carlos Triana, della svolta nell’inchiesta sulla morte di Alessandro Coatti, il cui cadavere è stato trovato fatto a pezzi a partire da domenica 6 aprile, alcuni giorni dopo la scomparsa.

Per arrivare alla soluzione del giallo è stata molto importante la ricostruzione degli spostamenti del biologo nella località di Santa Marta. Questi spostamenti, alcuni considerati anomali per la zona raggiunta, sono stati fondamentali per capire dove è avvenuto lo smembramento del corpo.

Quattro persone sono state identificate a piede libero e sono ricercate. Un edificio è stato messo sotto sequestro nel quartiere San José del Pando. Qui sono state trovate tracce del DNA del ricercatore e oggetti che gli appartenevano. Il suo corpo sarebbe stato brutalmente fatto a pezzi per un tentativo di rendere più difficili le indagini.

La reazione di Arcigay

«Voglio esprimere il profondo sconcerto di tutta Arcigay per quanto emerge dalle notizie di stampa riguardanti l’omicidio di Alessandro Coatti, biologo originario del Ferrarese, brutalmente ucciso a Santa Marta, in Colombia, dopo essere caduto in una trappola tessuta attraverso una piattaforma di incontri» ha detto Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. «La vicenda ci turba profondamente: purtroppo, ciò che è accaduto in Colombia non è un episodio isolato né relegato a contesti lontani. Il fenomeno dell’adescamento a scopo di rapina, estorsione o violenza attraverso app di incontri o in luoghi di socialità della comunità LGBTQIA+ è una realtà che denunciamo da anni anche in Italia. Nei report annuali sull’omotransfobia diffusi da Arcigay ogni 17 maggio, abbiamo più volte segnalato casi di violenze e omicidi legati a questa modalità operativa: in Italia, diversi aggressori sono stati identificati, arrestati e condannati per aver adescato vittime con l’inganno, per poi derubarle, aggredirle o, in casi estremi, ucciderle».

«C’è un pensiero tossico che alimenta questi crimini: l’idea che quelle persone siano bersagli facili, che la loro vulnerabilità sociale le renda vittime perfette. È una mentalità che va combattuta con ogni mezzo, a partire da una maggiore educazione alle differenze, proprio quella che in questo momento chi ci governa vuole smantellare», conclude Piazzoni.


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