Salute

Meglio senza mano e senza un piede che con questo dolore”: la scelta estrema di Gill Haddington, affetta dalla “malattia del suicidio

Può un graffio di un cane, lungo appena un pollice, portare all’amputazione di una mano? Può la caduta di una boccetta di profumo costringere a rinunciare a una gamba? Per Gill Haddington, 48enne di Morecambe, nel Lancashire, la risposta è sì. Affetta da una condizione rara e devastante nota come Sindrome Dolorosa Regionale Complessa (CRPS), soprannominata la “malattia del suicidio” per l’intensità del dolore cronico che provoca, Gill ha scelto per ben due volte la via più drastica, l’amputazione elettiva, per sfuggire a un’agonia che le stava togliendo la vita. E’ lei stessa a raccontare la sua storia in un’intervista per il canale YouTube GreatSwimTv dal titolo “Unexpectedly Great | John West Great Swim Series”.

Tutto inizia nel settembre 2015. Gill, che soffriva già da 16 anni di mal di schiena ed era passata da poco dalla sedia a rotelle alle stampelle, fa cadere una boccetta di profumo sul dorso del piede destro. Pensa a una frattura, corre al pronto soccorso, ma le lastre dicono che è “tutto a posto”. Invece, non lo è affatto. “Nei successivi sei-nove mesi, il mio piede ha iniziato a torcersi con un angolo di 90 gradi”, racconta Gill. “Si era arrivati al punto in cui si poteva effettivamente vedere l’osso spuntare. Stavo avendo un sacco di vesciche e ulcere che hanno iniziato a diffondersi fino alla caviglia. Prendevo 30 diversi farmaci antidolorifici al giorno, ma non sfioravano nemmeno [il dolore]”.

Nel 2016 arriva la diagnosi: CRPS, una malattia neurologica che provoca dolore cronico agli arti e che può peggiorare drasticamente in seguito a traumi, anche minimi. Non esiste una cura. Di fronte a un dolore insopportabile, nel maggio 2017, Gill prende una decisione coraggiosa: si fa amputare la gamba destra sotto il ginocchio. L’effetto è quasi immediato: “Una volta che mi sono svegliata completamente dopo la mia prima amputazione, ero passata dall’essere silenziosa e sofferente al ridere e scherzare”, ricorda. Il suo compagno Pete, 67 anni, commentò: “Abbiamo ritrovato la vecchia Gill. E sento di esserlo – per quanto normale possa essere con questa condizione, comunque”.

Gill ricomincia a vivere, camminando con una protesi e usando occasionalmente la sedia a rotelle. Ma l’incubo non è finito. Nel marzo 2020, la sua cagnolina Bella, un incrocio tra springer spaniel, carlino e beagle, le fa un piccolo graffio sulla mano destra per l’entusiasmo di vederla. “Era solo eccitata di vedermi, poverina”, dice Gill. “Era il graffio più piccolo, letteralmente lungo un pollice. Ma sapevo, non appena sono iniziate le vesciche, che sarebbe stato lo stesso della mia gamba”. Nonostante otto mesi di fisioterapia, la mano destra di Gill diventa inutilizzabile, bloccata in un pugno chiuso. Il dolore torna ad essere un’agonia costante, che le impedisce persino di concentrarsi. L’11 maggio 2021, esattamente quattro anni dopo la prima operazione, Gill prende la stessa, estrema decisione: si fa amputare anche la mano destra.

Ancora una volta, il sollievo prevale sul trauma: “Subito dopo mi sono sentita come se avessi riavuto la mia vita“, afferma. “Mi dispiace solo per le persone che devono vivere con questo dolore e che non hanno ancora avuto l’opportunità di sottoporsi a un’amputazione elettiva”. Oggi, Gill affronta la vita con una forza straordinaria, supportata dal compagno Pete e dal gruppo di sostegno Enable, a cui attribuisce il merito di averle “salvato la vita”. Qui ha trovato amici con cui condividere esperienze e sfide. E la sua prossima sfida è già fissata: il 14 giugno 2025, Gill parteciperà alla Great North Swim, nuotando per un miglio nel lago Windermere per raccogliere fondi proprio per il gruppo Enable.


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