Cosa ci insegna la triste storia dell’influencer e del baby Wombat
Cosa fai se incontri un wombat per la strada in Australia – o qualsiasi animale in qualsiasi continente del mondo – ma sopratutto un wombat perché è specie protetta? È semplice: ti fermi a grande distanza, e aspetti che attraversi, poi con cautela te ne vai. Oppure, se è al bordo della strada, e puoi continuare a percorrere la carreggiata tenendolo a grande distanza, te ne vai senza disturbare. Ovvero fai quello che vorrebbe lui.
Invece sono pieni i social di gente che prende gli animali, li sposta, li disturba, li mette in situazioni di pericolo appositamente per poi fare i «salvatori». La vicenda di Sam Jones però ha veramente fatto infuriare praticamente tutti – e questa volta non solo gli animalisti. La storia ormai è nota: Sam Jones si è fermata sulla strada di notte, ha preso in braccio un piccolo di wombat che era sul bordo della carreggiata insieme alla mamma per portarlo davanti alla videocamera, mostrarlo mentre una voce di uomo ride dicendo che la mamma sta provando a correre a salvarlo, e mentre lui si lamenta, e poi dire, «ora la mamma si sta infuriando quindi lo lascio».
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Da qui la bufera. Il video è stato commentato da migliaia di persone infuriate, ripreso da tutti i media nazionali e internazionali, il primo ministro australiano ha sentenziato «Avrebbe potuto farlo con un piccolo di coccodrillo», il ministro degli interni Tony Burke ha avvisato che le autorità per l’immigrazione avrebbero verificato il visto della ragazza. Lei se ne è andata di sua iniziativa prima che le cose si mettessero pure peggio, ha oscurato il video del baby wombat e ha postato due comunicati stampa. Assurdi entrambi.
Nel primo comunicato stampa dice: «Non volevo fargli male o rubarlo alla madre». E speriamo bene – diciamo noi – che non volesse prenderlo per portartelo a casa o ucciderlo, ma il futile motivo è altro: è che lo ha preso per fare un video. Ovviamente Sam assicura che non è stato quello il motivo, non lo faceva per i like – dice – era la per l’incontro, e l’ha preso per spostarlo dalla strada in modo che non rischiasse di essere investito. Quindi nel primo post si scusa e adduce le sue giustificazioni (un po’ poco credibili).
Nel secondo comunicato stampa postato ieri (una volta a casa) parte all’attacco: lo intitolo «Sono io il cattivo?» e inizia ad elencare tutti i soprusi su wombat e animali selvatici compiuti da proprietari terrieri e dal governo australiano, in natura e negli zoo, commentando «Questo è giusto?», «Sono io la cattiva?».
Senza dubbio è vero, senza dubbio gli animali soffrono di questi tempi il nostro volgare antropocentrismo, certo andare a vedere gli animali allo zoo o peggio al circo è una scelta che rasenta il sadismo, ma non per questo il gesto di Sam perde il suo valore di abuso. Con questo suo «ok posso aver sbagliato ma voi siete più cattivi di me» l’influencer ne esce anche peggio di come avrebbe potuto. Meglio non commentare oltre.
Più importante ricordare che cosa sarebbe bello che facessimo noi: lasciar perdere i social, non guardare video in cui compaiono animali perché nascono per la maggior parte da strumentalizzazione e sottomissione, dal solito pensiero che la nostra risata valga più della loro vita, che il nostro intrattenimento permetta tutto. Guardiamo gli animali che abbiamo intorno a noi, chiediamoci come rispettarli, e proteggiamoli. Ogni piccolo incontro, in questo modo, fortuito, da lontano, sarà una vera emozione.