Marche

«Le sue inchieste hanno fatto storia»

ANCONA I ricordi, tanti. Le emozioni, pure. Soprattutto da parte di chi ha lavorato spalla a spalla con Vincenzo Luzi all’epoca dell’inchiesta sulla Tangentopoli marchigiana, quella che nel 1992 portò in manette l’imprenditore e l’allora patron dell’Ancona, Edoardo Longarini. Affianco al magistrato morto all’ospedale di Torrette lo scorso martedì a 81 anni, c’era Paolo Gubinelli, tuttora pm della procura dorica. «Era un uomo brillante, colto, curioso. Un grande magistrato e un acuto investigatore, perché era difficile scindere in lui il lato personale da quello professionale» le parole del dottor Gubinelli.

L’ironia

Nel pool, oltre a lui e Luzi, c’era anche Cristina Tedeschini, attuale procuratrice per il tribunale dei minorenni. «Lo ricordo – ancora Gubinelli – come un protagonista della vita giudiziaria, specie nelle Marche, dove sono legate al suo nome tante inchieste che sono entrate nella storia. Ma soprattutto lo ricordo e lo piango come una persona rara, spiritosa, ironica, amante della vita, umana e rispettosa degli altri, specie degli indagati, e del suo ruolo. Luzi era capace di non prendersi mai troppo sul serio, né indossando la tuta da sci, né quella toga che tanto ha amato».

Originario di Camerino e legatissimo alla sua città, Luzi ha guidato la procura dorica dal 2000 al 2009. Poi l’incarico di coordinare quella di Camerino e il ruolo di aggiunto a Macerata. Il sipario su una carriera esemplare è calato nel 2016, dopo la tappa alla procura generale della Corte d’appello. Tra le sue passioni, la scrittura di romanzi. «Un grande magistrato, brillante e sagace investigatore, sul volto sempre quel sorriso inconfondibile e coinvolgente, ironico e autoironico, assoluto protagonista per tantissimi anni della vita giudiziaria anconetana e marchigiana, persona indimenticabile» il cordoglio dell’Anm marchigiana. A piangere un colosso della magistratura, anche gli avvocati. Particolarmente toccante il ricordo personale di Gianni Marasca, presidente dell’Ordine di Ancona: «Di Vincenzo, con cui ultimamente ci davamo del tu, rimasi stupito quando tre anni fa lessi il suo primo romanzo “Casino di campagna”; una fantasiosa allegoria dove due storie lontane nel tempo si intrecciavano in un’unica dimensione spazio-temporale ambientata nella stessa dimora di campagna. Erano gli stessi amanti ma in epoche diverse. Un racconto premonitore sul tempo circolare, che è il disumano fondamento della epistemologia della scienza moderna. Lo ricorderemo con stima, affetto e come esempio non solo professionale ma anche umano».

Il confronto

Tra Luzi e gli avvocati il confronto non è mai mancato, come ricorda il legale Andrea Nobili: «Un magistrato misurato, disponibile e molto umano. Ricordo che quando ero Garante dei Diritti dei detenuti, lui in pensione, capitava di confrontarsi, perché sentiva molto il tema delle condizioni di vita dei carcerati». La memoria dell’avvocato Franco Argentati va a quell’evasione epica di un suo assistito dal carcere di Montacuto. Fu l’input per l’inchiesta di Luzi «per dimostrare che il perimetro delle carceri di Montacuto era costruito con mattoni forati e non pieni. Lo ricordo con affetto come magistrato, ma di più come persona». Luzi lascia moglie e tre figli. Oggi, alle 15.30, il funerale alla chiesa di San Cosma, a due passi dal tribunale dorico, la sua seconda casa.




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