Adrien Brody agli Oscar 2025: «Prego per un mondo più felice e più inclusivo. Il passato deve insegnarci a non ripetere gli stessi errori, dobbiamo lottare per ciò che è giusto»
In una gara all’ultimo secondo, alla fine a vincere è stato Adrien Brody. La statuetta come miglior attore protagonista agli Oscar 2025 è andata al protagonista di The Brutalist, all’architetto brutalista László Toth e non al Bob Dylan di Timothée Chalamet e del suo A Complete Unknown. E sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles, l’attore 51enne ha pronunciato uno dei discorsi più significativi della serata.
«Grazie per questa vita benedetta. Se posso, vorrei iniziare umilmente ringraziando per l’enorme, traboccante amore che ho sentito da questo mondo e da ogni individuo che mi ha trattato con rispetto e apprezzamento. Mi sento così fortunato», ha esordito Brody, che aveva già vinto un Oscar per Il pianista a 29 anni nel 2003. The Brutalist ripercorre la storia del talentuoso architetto ungherese di origine ebraica, László Toth, sopravvissuto all’Olocausto, che cerca di ricostruire la propria vita emigrando negli Stati Uniti.
«Quella dell’attore è una professione molto fragile», ha continuato, «Sembra molto affascinante e in certi momenti lo è, ma l’unica cosa che ho guadagnato, avendo il privilegio di tornare qui, è avere una certa prospettiva: non importa dove ti trovi nella tua carriera, non importa cosa hai realizzato, tutto può svanire. Penso che ciò che rende questo momento così speciale sia la consapevolezza e la gratitudine di poter ancora fare il lavoro che amo. Vincere un premio come questo significa raggiungere una meta. È qualcosa a cui il mio personaggio fa riferimento nel film, ma per me è anche, al di là dell’apice di una carriera, un’opportunità per ricominciare. E la possibilità di essere abbastanza fortunato, spero, per i prossimi 20 anni della mia vita,
Poi la dedica più personale: «Condivido questo premio con la mia fantastica compagna, Georgina, che non solo ha rinvigorito la mia autostima, ma anche il mio senso del valore e i miei valori. E i suoi bellissimi figli Dash e India. So che è stata una montagna russa, ma grazie per avermi accettato nella vostra vita. E poi mia mamma e mio papà che mi hanno dato basi di rispetto, di gentilezza e di forza così solide, fondamentali per seguire i sogni».
«Sono qui ancora una volta per rappresentare i traumi e le ripercussioni della guerra, dell’oppressione sistematica, dell’antisemitismo, del razzismo. Prego per un mondo più sano, più felice e più inclusivo. E credo che se il passato può insegnarci qualcosa, deve essere un promemoria per non lasciare che l’odio rimanga incontrollato. Deve insegnarci a non ripetere gli errori, dobbiamo lottare per ciò che è giusto, rispettiamoci gli uni con gli altri».
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