Società

Gioco d’azzardo: come nasce la dipendenza e quali sono le vie d’uscita

Il gioco d’azzardo, e la dipendenza che spesso ne consegue, è un problema di salute pubblica. Lo conferma il nuovo rapporto pubblicato dalla rivista The Lancet Public Health, che analizza le dinamiche dell’industria dei giochi e mette in guardia sull’impatto di questo fenomeno: i ricercatori stimano infatti che circa 80 milioni di adulti nel mondo ne siano addicted. «Quando si pensa al gioco d’azzardo, la maggior parte delle persone immagina un tradizionale casinò o l’acquisto di un biglietto della lotteria», ha spiegato Heather Wardle – docente presso la facoltà di scienze sociali e politiche presso l’Università di Glascow – che ha co-diretto il nuovo studio. «Ma l’industria dei giochi è già andata ben oltre. Chiunque abbia un telefono cellulare ha accesso a quello che si traduce letteralmente in un casinò da tasca, 24 ore su 24». La commissione scientifica avverte che i danni sono maggiori di quanto si credesse in precedenza proprio a causa dell’espansione globale del mercato e della trasformazione digitale del settore: queste attività sono consentite nell’80% dei Paesi e, secondo la revisione scientifica della commissione, quasi la metà degli adulti (46%) e il 18% degli adolescenti del pianeta hanno giocato d’azzardo nell’ultimo anno.

Un problema italiano

A condividere l’allarme è Claudia Mortali, primo ricercatore del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto Superiore di Sanità. «L’ultimo report sul fenomeno risale al 2018, quindi in pre-pandemia, perché si tratta di studi costosi e da allora non abbiamo più avuto disponibilità di fondi sufficienti», spiega. «Inoltre, è difficile recuperare dati sulle persone attualmente in cura a livello nazionale, perché quelli relativi all’utenza in trattamento dovrebbero essere trasmessi al Ministero della Salute dalle singole Regioni, ma esistono molte differenze nella loro capacità di raccogliere e trasmettere queste informazioni». Premesso questo, la situazione monitorata è la seguente: «Tra i maggiorenni – in realtà gli unici che potrebbero praticare legalmente il gioco d’azzardo – si stimava che circa 1,5 milioni di persone in Italia fossero al di sopra della soglia di rischio, classificandole come problematiche. Si tratta di circa il 3% dell’intera popolazione adulta italiana, potenzialmente a rischio di sviluppare un comportamento problematico». Parallelamente, è stato anche condotto uno studio sui minorenni, di età compresa tra i 14 e i 17 anni, coinvolgendo circa 18.000 studenti. Ebbene: «Nonostante il divieto, circa il 30% di loro dichiarava di giocare, una percentuale simile a quella degli adulti. E anche in questo caso, il 3% presentava un comportamento problematico». Manca solo un ultimo dato per completare il quadro: «Poiché intercettare i ragazzi nelle scuole è più semplice e meno dispendioso, abbiamo potuto ripetere lo studio quest’anno. Ebbene: tra gli studenti delle superiori, la percentuale di chi giocava online è passata dal 20% del 2018 al 40% del 2024. Non solo: il livello di problematicità è passato dal 3% al 4% circa, e quello di rischio elevato dal 3,9% a quasi il 6%. In termini numerici, si è passati da circa 90.000 a 150.000 ragazzi coinvolti. Un aumento preoccupante, anche considerando che si tratta di minori, e che il gioco online è spesso correlato ad altri comportamenti nocivi, per esempio a consumo di alcool, tabacco e diverse sostanze».Ed è presumibile che una crescita simile riguardi anche la popolazione adulta.

Come nasce la dipendenza

Attualmente, «in Italia i giochi più diffusi sono ancora le lotterie, sia quelle a esito differito, come quella nazionale, che immediato, come i gratta e vinci, a cui partecipano anche persone non a rischio di dipendenza», continua Claudia Mortali. «Quelli che invece risultano maggiormente associati alla problematicità sono altri: le scommesse sportive, per esempio, o le slot machine e in particolare le VLT». Per capire perché, basta ricordare un famoso esperimento di Burrhus Skinner: «Aveva osservato che, se a un topo viene dato del cibo ogni volta che abbassa una leva, impara rapidamente l’associazione. Se però la ricompensa diventa imprevedibile – per esempio, una volta abbassa la leva e riceve il cibo, ma in quelle successive non accade nulla finché, a un certo punto, il cibo ricompare – il comportamento del topo cambia. Inizia ad abbassare la leva in modo compulsivo, perché ha imparato che, prima o poi, il cibo arriverà. Questo principio di rinforzo intermittente è lo stesso che viene utilizzato nei giochi d’azzardo, come le slot machine. La ricompensa viene distribuita in modo casuale: a volte arriva, a volte no. Questo meccanismo è in grado di “inceppare” il sistema di ricompensa del cervello, rendendo difficile smettere di giocare». A essere coinvolto è il potente cervello primitivo, che per esempio spingeva i nostri antenati a «consumare cibi ricchi di nutrienti, come grassi e proteine, associati a sensazioni di gratificazione, migliorando così le possibilità di sopravvivenza. Ancora oggi, il sistema di ricompensa è attivo e ci motiva a ricercare esperienze gratificanti, con conseguente rilascio di dopamina, uno degli ormoni collegati al senso del piacere. Adesso però i prodotti gratificanti sono moltissimi e sempre disponibili e questo si ripercuote sul sistema di ricompensa, creando i diversi disturbi: il rilascio di dopamina può essere infatti legato a comportamenti che, invece di sostenere il benessere naturale, ci danneggiano. Inoltre, progressivamente si sviluppa una tolleranza, cioè la necessità di quantità sempre maggiori per ottenere lo stesso effetto e alla fine, il piacere originario scompare, lasciando spazio a disagi fisici e psicologici che rendono impossibile interrompere il circolo vizioso». Nel mentre si accumulano debiti, magari si ricorre all’usura, la vita intera risulta compromessa. E la famiglia va in pezzi.

Dove chiedere aiuto

Basterebbe rendere il gioco d’azzardo illegale, per evitare tragedie come queste. Ma la realtà è che si tratta di un giro d’affari imponente – gli italiani spendono 20 miliardi all’anno in gratta e vinci, slot e scommesse (e lo Stato ne incassa 11,2), secondo l’ultimo Libro blu dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Di fronte queste cifre – purtroppo la realtà è questa – perfino un allarme di salute pubblica passa in secondo piano. Mentre giochi online sempre più evoluti e allettanti per il nostro cervello “rettiliano” peggiorano progressivamento lo scenario. Affrontare un problema di dipendenza grave e sempre più diffuso come quello dal gioco d’azzardo diventa quindi una “scelta” individuale. «Il sistema di cura prevede che i giocatori problematici vengano presi in carico dai Servizi per le Dipendenze (SerD), presenti su tutto il territorio nazionale. Basta chiamare il numero verde (800 558822, ndr), per avere tutte le indicazioni del caso. Nella maggior parte sono i familiari a chiedere aiuto, mentre di rado ad attivarsi è la persona direttamente coinvolta: il suo consenso è essenziale per iniziare un trattamento, ma quando questo non accade il servizio offre supporto ai parenti, spesso vittime di un grave stress emotivo e fisico. Perché il carico psicologico che deriva dalla convivenza con un giocatore patologico può trasformarsi in un problema di salute per l’intero nucleo familiare, con ripercussioni su equilibrio mentale e benessere generale». Facendo due conti a spanne: «Se il gioco d’azzardo problematico coinvolge circa 1,5 milioni di adulti in Italia, a vivere nell’incubo potrebbero essere altrettante famiglie».


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