Società

La maestra Martina Nasi sull’autostima delle bambine: «Molte percepiscono una forte pressione a evitare l’errore e a raggiungere risultati eccellenti. Sentono di dover essere sempre impeccabili, anche nell’aspetto fisico»

Ma come sono cambiati i bambini e in particolare le bambine nel corso del tempo? Che caratteristiche hanno le nuove generazioni di giovanissimi? E quali problematiche presentano rispetto al passato? Non è certamente facile trovare risposte univoche e certamente il quadro – nonostante alcuni tratti generazionali comuni – resta eterogeneo. Tentare di tracciare un piccolo identikit delle bambine di oggi è però possibile e per farlo abbiamo chiesto il contributo proprio di un’insegnante coinvolta nel Progetto Autostima di Dove. Ecco che cosa abbiamo scoperto da Martina Nasi, insegnante della scuola primaria di italiano, inglese, arte e attualmente impegnata in una scuola elementare di Scandiano, in provincia di Reggio Emilia.

Rispetto a quando ha iniziato, 13 anni fa, le sembrano cambiate le bambine?
«Sì, nel tempo ho osservato diversi cambiamenti, per certi versi positivi, per altri preoccupanti. In senso positivo, mi sembra che negli ultimi anni le bambine mostrino maggiore libertà nell’esprimere la propria personalità: non rispondono più rigidamente a stereotipi come la passione per il rosa o il tema delle principesse, ma coltivano inclinazioni e caratteri più autentici. Le vedo più libere dall’imperativo socio-culturale di dover essere sempre pacate, dolci e sorridenti, mentre esprimono con più decisione le proprie idee e i propri gusti personali. Con preoccupazione, però, a volte noto un crescente interesse per l’aspetto estetico. Già in quarta e quinta elementare molte bambine cominciano a preoccuparsi di come appaiono; ciò che un tempo veniva considerato appropriato solo in età più adulta, oggi viene desiderato e concesso prima. A questo si aggiunge l’influenza dei contenuti sui social: le bambine imitano comportamenti e tendenze spesso senza comprendere i criteri con cui diventano popolari».

Che potenzialità hanno le bambine di oggi, dal suo punto di vista?
«Il tema delle potenzialità riguarda allo stesso modo bambine e bambini. Viviamo in un mondo che offre le stesse possibilità di sperimentare molteplici esperienze: i bambini possono scoprire ciò che li appassiona, valorizzare le proprie attitudini e investire nel proprio potenziale, con l’obiettivo di diventare persone soddisfatte e realizzate. Quando parliamo di potenzialità, non ci riferiamo però solo alle opportunità offerte dall’esterno, ma anche alle risorse interiori che ogni bambino possiede. È fondamentale aiutare i più piccoli a riconoscere e far emergere queste qualità personali, perché spesso l’incontro tra ciò che sono dentro e le possibilità offerte dal mondo esterno è ciò che costruisce una persona appagata. Da qui l’importanza dell’orientamento: occorre lavorare sul conoscere sé stessi — capire chi sono e cosa mi piace fare — perché questa consapevolezza non è automaticamente incorporata nei programmi scolastici tradizionali. È invece essenziale che la scuola aiuti i bambini a esplorare le proprie inclinazioni e a tradurle in esperienze concrete».

Quale genere di problematiche ha invece riscontrato?
«Nel perimetro del tema dell’autostima, ho osservato un preoccupante aumento dell’interesse per l’estetica, che talvolta si traduce in giudizi severi e spietati verso gli altri, compagni di classe e personaggi pubblici. Sebbene nella mia esperienza, grazie anche al lavoro sul gruppo, tali comportamenti vengano subito contrastati, in contesti dove non si lavora sulle relazioni di gruppo emergono commenti offensivi sul corpo altrui. Inoltre, si registra un’autocritica molto dura: bambine e ragazze si preoccupano del proprio aspetto e avvertono la necessità di modificarlo per sentirsi accettate».


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