Mondo

Ocse: per l’economia globale una frenata prima di una timida ripresa

L’economia globale regge agli urti, grazie anche gli investimenti in intelligenza artificiale. Le prospettive non sono però rosee, soprattutto per le vicissitudini delle politiche commerciali e i rischi, che restano elevati. La possibilità che l’attività economica riprenda non è però esclusa, se la politica riuscisse nel suo compito fondamentale: ridurre l’incertezza. L’outlook economico di dicembre 2025 dell’Ocse prevede un’economia globale in crescita del 2,9% nel 2026, in rallentamento rispetto al 3,2% stimato per quest’anno; ma nel 2027 potrebbe tornare ad accelerare al 3,1%. Eurolandia dovrebbe rallentare all’1,2% dall’1,3% del 2025, e poi accelerare all’1,4% nel 2027; mentre l’Italia, più lenta, dovrebbe progressivamente accelerare dallo 0,5% di quest’anno allo 0,6% dell’anno prossimo fino allo 0,7% del 2027.

Il ruolo dell’intelligenza artificiale

«La crescita dell’economia globale si è mantenuta resiliente quest’anno, nonostante i timori di un rallentamento più marcato dovuto all’aumento delle barriere commerciali e alla forte incertezza delle politiche economiche». Ha contribuito «l’anticipo della produzione e degli scambi commerciali», nell’attesa delle tariffe, insieme «ai robusti investimenti legati all’intelligenza artificiale e a politiche fiscali e monetarie favorevoli», spiega il rapporto.

Domanda del lavoro a livelli del 2019

Sono stati fattori in buona parte temporanei: «La crescita del commercio mondiale – prosegue il rapporto – si è attenuata nel secondo trimestre dell’anno, e ci aspettiamo che l’aumento dei dazi si traduca gradualmente in prezzi più alti, riducendo la crescita dei consumi delle famiglie e degli investimenti delle imprese. I mercati del lavoro restano relativamente tesi, ma mostrano segnali di allentamento, dato che il numero di offerte di lavoro è tornato ai livelli pre-pandemici del 2019».

Prospettive ancora «fragili»

Le prospettive sono quindi «fragili»: «Un ulteriore aumento delle barriere commerciali, soprattutto per quanto riguarda gli input produttivi critici, potrebbe arrecare danni significativi alle catene di approvvigionamento e alla produzione globale». Non mancano preoccupazioni finanziarie: «Le valutazioni elevate degli asset, basate su aspettative ottimistiche sugli utili aziendali legati all’Intelligenza artificiale, rappresentano un rischio di possibili correzioni improvvise dei prezzi. Le vulnerabilità fiscali potrebbero spingere al rialzo i rendimenti sovrani di lungo termine, irrigidendo le condizioni finanziarie e frenando la crescita». Anche la politica monetaria, deve restare vigile, a fronte di un’inflazione che si muove in ordine sparso nei vari Paesi del mondo.

Tariffe e terre rare

Il nodo resta la politica commerciale: le tariffe, ma non solo. «Ulteriori aumenti o cambiamenti rapidi nelle barriere commerciali, inclusa l’applicazione di dazi più elevati a una gamma più ampia di beni o controlli più severi sull’export di prodotti critici come le terre rare, indebolirebbero la crescita, aumenterebbero l’incertezza delle politiche economiche e provocherebbero gravi interruzioni nelle catene globali di approvvigionamento». È quindi importante che i Paesi trovino «modalità per collaborare all’interno del sistema commerciale globale e rendere la politica commerciale più prevedibile».


Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »