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10 Songs: Il cosplay funk-pop funziona :: Le Recensioni di OndaRock

Non è mai così evidente stabilire dove finisce l’omaggio e inizia il cosplay. Perché il ventiseienne Q Steven Marsden è sicuramente furbo: sa scrivere e produrre canzoncine solari e radiofoniche come i vecchi motivetti del Pharrell anni Duemila, poi le intona con una voce che, a tratti, sembra processata con qualche intelligenza artificiale sull’ugola di Frank Ocean. Eppure è tutto vero; figlio di un noto produttore dub giamaicano, ma nato e cresciuto in Florida, dove ha cantato anche nel coro della chiesa di quartiere, Q è un po’ il jolly di uno stile musicale semplice e accattivante perché già ampiamente digerito, ma che può sempre funzionare al momento opportuno – quella sorta di funk-pop/alt-r&b da eterni giovinastri, già riscontrabile nei lavori di Toro Y Moi, Steve Lacy e certi episodi estivi di Calvin Harris.
Presentato come un mixtape, il primo in carriera dopo una raccolta e due album ufficiali, “10 Songs” offre l’ennesima infornata di canzoni pronte allo streaming ma non per questo necessariamente scadenti, basta appunto far pace col fatto che Q indossa le proprie influenze sul bavero della giacchetta senza alcuna vergogna.

Innegabilmente, ci sono momenti troppo ben congegnati per far cilecca; forte di un ritornello da manuale, “california girl” si beve come un bicchier d’acqua, anche la successiva “after dark” è stata assemblata con gusto (grazie al kaiser, direte voi: ha lo stesso identico beat di “Lost” di Ocean), ben più sensuale semmai “pretty woman”, stavolta intonata imitando il celebre falsetto in staccato di Prince che farà sempre imbestialire i puristi, ma il pezzo è scritto molto bene. C’è pure l’eco dell’appiccicosa wave newyorkese dei Talking Heads su “moving on and on”, mentre le influenze caraibiche paterne rivivono nell’assolata “be with ya”.
Certo, quando l’autore si definisce un “bad man” non è affatto convincente, e “i’m a sad guy” sembra fatta apposta per accompagnare i TikTok di chiunque voglia darsi un tono da finto sfigato, meglio a questo punto la pulsante filastrocca “iloveu4real”, che se non altro ci mostra l’amabile ritratto di un tipo impacciato sul da farsi. Immancabile la torch song postmoderna di turno “number one”, strimpellata alla chitarra sopra un tetto nel cuore della notte con tanto di vocoder alla Bon Iver.

Facile insomma incuriorisi per questo ascolto così scanzonato e fumettistico, meno magari scoprirsi davvero entusiasti sulla lunga distanza, ma non si può comunque negare una certa piacevolezza di fondo. “10 Songs” è un ascolto molto derivativo nelle infuenze, ma tecnicamente ben piantato a terra, suonato a mano e prodotto con un certo orecchio, lontano dunque dallo slop digitale e compresso che domina le playlist generaliste delle piattaforme streaming.
Sull’elegante finale acustico “be brave”, Q sfodera un’interpretazione spassionata – è il brano più curioso e armonicamente interessante in scaletta, a riprova di un talento oltre ogni cosplay. Speriamo che alla prossima occasione Q trovi davvero il coraggio di cui sopra per lanciarsi verso la composizione di qualcosa di personale, gli strumenti a disposizione certo non gli mancano.

14/12/2025




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