Zibi Boniek: «Quando ripenso alla sera dell’Heysel, il cuore mi si spezza»
Il 29 maggio del 1985, lo stadio Heysel di Bruxelles fu teatro di una delle più grandi tragedie del calcio. Prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, l’Heysel iniziò a riempirsi, troppo. E la calca dei tifosi, complice il cedimento strutturale di una parte delle tribune, causò 39 morti.
In campo, vinse la Juventus 1-0 con un calcio di rigore realizzato da Michel Platini dopo un fallo subito da Zbignew Boniek. L’ex-attaccante polacco ricorda con noi quella maledetta sera.
«Quando ripenso a quella sera il cuore mi si spezza. Doveva essere una festa del calcio, divenne un inferno. Sapere che ci sono state persone che non sono più tornate a casa è tristissimo. Nello sport si vince e si perde, poi si riparte. Invece il 29 maggio del 1985 abbiamo perso tutti».
«Il pensiero di ciò che è accaduto mi accompagnerà per tutta la vita. Noi giocatori sapevamo che era successo qualcosa sugli spalti, mentre eravamo negli spogliatoi giravano voci di possibili vittime, ma era tutto molto confuso».
«A quei tempi non c’erano i mezzi d’informazione di oggi. Niente cellulari, social, internet. Sono sincero quando dico che non ci rendemmo conto della portata della tragedia. Oggi non si sarebbe giocato».
«Molti di noi non volevano scendere in campo. Tra questi ricordo bene Gaetano Scirea. Era sconvolto e, da capitano, provò a parlare con l’arbitro e gli organizzatori. Alla fine ci dissero che era meglio giocare per mantenere almeno un po’ di ordine pubblico, lo facemmo».
«Una volta iniziata la partita, ognuno la interpretò con la propria sensibilità, Sono certo che diversi giocatori non resero al meglio perché avevano la testa alla tragedia».
«Con i calciatori del Liverpool non parlammo. Quando, spinti dall’Uefa, entrammo in campo, li trovammo già lì. Alla fine vincemmo con un rigore realizzato da Michel (Platini, ndr) per un fallo commesso su di me. L’intervento era avvenuto fuori area, ma l’arbitro era lontano sessanta metri e nemmeno io mi accorsi che sarebbe stato giusto fischiare la punizione e non il penalty».
«Per quella vittoria ricevemmo un premio di 100 milioni di lire a testa. Io non li volli, li diedi tutti ai parenti delle vittime, ai quali penso ancora ogni volta che sento parlare di quella tragica notte».
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