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Zelensky striglia l’Ue: “Price cap giù a 30 dollari” – Altre news

BRUXELLES – “Un tetto di 45 dollari potrebbe contribuire ad avvicinare la pace, ma affinché sia vera e duratura è necessario fissare un prezzo di 30 dollari al barile“. Reduce dal faccia a faccia con Donald Trump all’Aja – e dalla timida apertura del tycoon sull’invio dei Patriot – Volodymyr Zelensky ha chiuso la sua settimana ad alta tensione diplomatica con un affondo deciso, seppur da remoto, ai leader europei riuniti a Bruxelles.

Colpire le entrate petrolifere russe resta la chiave, nella sua visione, per prosciugare le risorse della macchina da guerra di Vladimir Putin e intensificare la pressione su Mosca. Un’esortazione chiara ad adottare il 18esimo pacchetto di sanzioni Ue, arrivata insieme a un altro monito. Riecheggiato poche ore prima al Consiglio d’Europa: per “vincere” è necessario mantenere un fronte compatto anche con Donald Trump. Ma l’unità europea ha dovuto, ancora una volta, fare i conti con se stessa e il solito niet di Viktor Orban all’adesione di Kiev all’Unione.

Dopo il passaggio in terra olandese, Zelensky ha proseguito a sud fino a Strasburgo per celebrare la nascita del tribunale speciale per l’aggressione russa. “Qui non siamo alla Casa Bianca”, ha scherzato con garbo il presidente dell’Assemblea parlamentare, Theodoros Rousopoulos, regalandogli un momento di distensione tra alleati. Quel tribunale è solo “il primo passo”, ha scandito poi Zelensky davanti all’emiciclo gremito, per trascinare un giorno anche Putin alla sbarra.

“La giustizia pone un principio: nessuna ricompensa per l’aggressore”, anche se ci vorrà “una forte cooperazione” per portare tutti i criminali di guerra russi davanti alla giustizia, ha rilanciato il presidente ucraino accanto al segretario generale Alain Berset, poco prima di mostrare i volumi blu con le firme sul trattato istitutivo della nuova corte speciale, annunciata il 9 maggio, sotto l’egida del Consiglio d’Europa. Che, deciso nel suo impegno a “far parlare la legge più forte delle bombe”, ha promosso anche un registro ufficiale dei danni causati dalle azioni militari di Mosca, raccogliendo già oltre 34 mila richieste di risarcimento.

Come avvenne per i crimini nell’ex Jugoslavia o per il genocidio dei Tutsi in Rwanda, il tribunale si esprimerà sulle più gravi responsabilità in contesti di guerra, colmando il vuoto giuridico della Corte penale internazionale che non può agire sull’atto di aggressione e che, peraltro, la Russia non riconosce. Saranno quindici i togati chiamati a indagare, anche se i vertici del Cremlino, finché resteranno in carica, saranno formalmente al riparo.

Pungolati a fare di più sulle sanzioni da Zelensky – rincasato da Strasburgo a Kiev, dove è alle prese con una crescente “stanchezza” verso il suo premier Denys Shmyhal -, i leader Ue hanno adottato le loro conclusioni a 26. La condanna ai bombardamenti russi su civili e infrastrutture è netta, così come la richiesta di un cessate il fuoco immediato, incondizionato e completo. Quindi il riferimento alle sanzioni per “aumentare la pressione su Mosca” anche colpendo le sue “entrate energetiche”.

Nessun cenno, tuttavia, al price cap da 45 dollari al barile proposto nelle settimane scorse dopo un intenso negoziato in sede di G7 e non senza divergenze con Washington. Ma lo sguardo va anche oltre, alla conferenza per la ricostruzione in programma a Roma il 10 e 11 luglio: un appuntamento che l’Ue attende “con interesse”. Ricostruire durante la guerra, nella visione di Zelensky, è forse più importante che farlo dopo perché “significa credere che l’Ucraina vincerà”. 
   

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