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Zelensky “schiera” i soldati Nato. E Putin minaccia: “Un bersaglio”

Bugie, bluff, propaganda e minacce assortite. L’Occidente chiama e la Russia di Putin risponde, alla solita maniera, con un modus operandi che non cambia di un millimetro. Mentre il presidente ucraino Zelensky ribadisce che è lui, lo Zar, a non voler chiudere il conflitto, e incassa il supporto dell’Europa e aspetta le mosse decisive di Trump.

La riunione dei Volenterosi a Parigi ha dato parecchio fastidio al Cremlino, vista la rabbiosa reazione di Putin: “Se delle truppe dovessero comparire in Ucraina, soprattutto ora, durante i combattimenti, partiamo dal presupposto che saranno obiettivi legittimi”, spiegando che “una forza occidentale non favorirebbe una pace a lungo termine”. Minacce, poco sensate peraltro, data l’ipotesi di un contingente di pace soltanto a conflitto finito. Ma comunque quanto basta a indispettire Mosca con lo Zar che infatti continua a negarne l’utilità. “Se si raggiungessero decisioni che portassero alla pace, a una pace a lungo termine, allora semplicemente non vedo il motivo della loro presenza sul territorio ucraino. Perché se si raggiungessero accordi, nessuno dubiti che la Russia li rispetterebbe pienamente”. Che detto da chi il giorno prima dell’invasione dell’Ucraina aveva negato in mondovisione la volontà russa di iniziare una guerra, vale meno di quanto valga oggi un rublo. Il tutto dopo che un razzo russo ha ucciso due membri di una ong danese impegnati nello sminamento sul campo. Minacce, bugie, e poi bluff e propaganda, quando Putin si dice pronto a contatti diretti con Zelensky spiegando però che sarebbero inutili perché è “praticamente impossibile raggiungere un accordo con la parte ucraina su questioni chiave”. Ribadendo l’assurda proposta di Mosca come sede del negoziato: “La parte ucraina vuole questo incontro e lo ha proposto. Io dico, siamo pronti, venite. Garantiremo le necessarie condizioni di lavoro e di sicurezza, una garanzia del 100% – ha detto – Se vogliono incontrarci, siamo pronti. Il miglior luogo è la capitale della Russia, la città eroina Mosca”. Se non fosse chiaro il piano di Putin, ci pensa il suo portavoce Peskov a mettere altri punti sulle “i” di “inaffidabile”. Peskov accusa infatti l’Europa di essere un “enorme ostacolo” al raggiungimento di una pace in Ucraina rifuggendo, come sempre, le responsabilità russe per la guerra d’invasione.

Tra Cernobbio, dove si è collegato con il Forum Ambrosetti, e l’Ucraina, dove ha incontrato il presidente del consiglio europeo Antonio Costa, Zelensky torna ad accusare il Cremlino all’indomani del vertice dei Volenterosi dove ha ricevuto rassicurazioni anche da Trump. “Putin non vuole chiudere la guerra ma se la pressione aumenterà, forse lo spingerà a farlo. Nessuno si fida dei russi ma non è questione di fiducia, bisogna far finire la guerra e abbiamo bisogno di Usa, Europa e dei Paesi del Sud globale che purtroppo ad oggi non sono coinvolti ma ci lavoreremo”. Riguardo alle garanzie di sicurezza, elemento chiave per un accordo credibile, Zelensky ha chiesto che scattino subito, “senza attendere la fine dei combattimenti”. “26 Paesi sono pronti ad aiutare con un reale sostegno alla sicurezza. Si tratta di Paesi forti, tra cui l’Italia, e il Presidente Trump ha confermato che l’America è pronta a partecipare”, ha detto Zelensky. “Migliaia di soldati sono pronti a venire in Ucraina per garantire la nostra sicurezza. Vorrei semplicemente – ha concluso – che ci fosse la pace, per i nostri figli, per i nostri bambini. Vogliamo avere le nostre case, il nostro paese. E per questo è fondamentale che tutti considerino l’Ucraina come parte dell’Ue”.

Unione che per voce di Costa ha detto di preparare nuove sanzioni in concerto con Washington mentre chiarisce che “il petrolio è stato oggetto delle sanzioni dell’Ue sin dall’inizio e le esportazioni dalla Russia sono diminuite in modo sostanziale”, rispondendo alle frasi di Trump che aveva avvisato l’Europa di tagliare completamente i rifornimenti per evitare di finanziare la guerra russa.

Il 19° pacchetto di sanzioni quindi, sarà ratificato a breve, mentre il cardinale Pietro Parolin ribadisce che Papa Leone XIV ha messo a disposizione il Vaticano come sede per ospitare colloqui di pace. Una pace che sembra sempre più difficile da raggiungere. Citofonare Cremlino per sapere perché.


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