Zelensky e Netanyahu sono schegge impazzite dell’Occidente in declino
Quella in corso in Palestina non può ovviamente essere definita una guerra, dato che si tratta del massacro di un popolo indifeso da parte di una Potenza militare armata fino ai denti dall’Occidente, Italia compresa. Si tratta, quindi, di un genocidio. Eppure, c’è qualcosa che accomuna il principale, anche se non è certamente l’unico, responsabile di questo genocidio, il criminale primo ministro israeliano Netanyahu e il presidente ucraino Zelensky.
Innanzitutto il fatto di essere entrambi foraggiati, equipaggiati e diretti dall’Occidente, senza il quale i rispettivi apparati militari non sopravvivrebbero più di un mese. Poi quello che l’Occidente se ne avvale per condurre le proprie guerre per procura nell’ultimo disperato tentativo di mantenere il proprio controllo sul mondo. Da questo punto di vista, Israele è stata, fin dalla sua nascita, il caposaldo che ha consentito agli Stati Uniti e ai loro vassalli, a cominciare dall’Unione europea, di mantenere il controllo dell’area mediorientale. L’Ucraina è invece servita, dopo la fine dell’Unione Sovietica, come cavallo di Troia per espandere la Nato verso Est e mettere le mani adunche e vogliose del capitalismo occidentale sulle ingenti risorse della Russia, un progetto che doveva necessariamente portare allo scontro, specie una volta insediata a Mosca, con Putin, una leadership degna di questo nome.
Il terzo elemento, di maggiore attualità, è invece costituito dal fatto che le due marionette, negli ultimi tempi, sembrano dar prova di sempre maggiore autonomia, venendo a costituire i due motori che spingono in modo sempre più determinato ed evidente verso la Terza Guerra Mondiale ormai alle porte. Questo atteggiamento spavaldo e avventurista è dovuto anche all’apprensione che i due provano per il loro destino personale. Essi sono ben consapevoli del fatto che solo la continuazione e anzi estensione delle imprese di cui sono protagonisti, il genocidio nel caso di Netanyahu e la guerra con la Russia nel caso di Zelensky, consentirà loro di restare in sella. Per questo motivi sono sostanzialmente contrari alla pace, che dovrebbe necessariamente includere, per essere tale e cioè stabile e complessiva, la soluzione definitiva dei problemi che hanno determinato la situazione attuale, e cioè il ritiro di Israele dai territori occupati e l’autodeterminazione del popolo palestinese, da un lato, e la neutralità permanente e la tutela dei russofoni ucraini, dall’altro.
Sia Netanyahu che Zelensky quindi vogliono la guerra e hanno messo in conto la deflagrazione nucleare globale, pur di restare in sella e impedire una pace giusta e definitiva. Per questo il primo continua imperterrito il genocidio, punta all’annessione anche formale della Cisgiordania e si prepara ad attaccare l’Iran, mentre il secondo lancia le sue offensive strategiche contro i bombardieri nucleari russi e ricorre al terrorismo contro le linee ferroviarie, fin dai tempi della strage di Bologna bersaglio privilegiato dello stragismo filo-Nato.
Sconcertante ma prevedibile l’atteggiamento delle potenze occidentali di fronte a questa sfacciata aggressività. Nonostante le patetiche esternazioni di circostanza, da ultimo lo stesso Mattarella, che scoprono l’acqua calda per tentare di compiacere un’opinione pubblica chiaramente disgustata dal genocidio in atto, non accenna a diminuire il sostanziale appoggio allo stesso. Il governo Meloni, oggi uno dei principali complici del genocida Netanyahu, non intende assolutamente mettere in discussione il Memorandum in materia di difesa e sicurezza con Israele; e l’Italia, insieme alla Germania, all’Ungheria e altri, fa parte del fronte oltranzista contrario a mettere minimamente in discussione l’Accordo di Associazione tra Unione Europea ed Israele.
Ancora peggio per quanto riguarda l’Ucraina. Qui infatti l’appoggio è totale, specie da parte degli Stati europei che marciano spediti sulla strada del riarmo verso la guerra aperta e generalizzata con la Russia. L’impegno “pacifista” di Trump, palesemente fallito l’intento di dividere la Russia dalla Cina, si rivela un fuoco di paglia propagandistico, alla pari del resto di altri aspetti dell’attività di questo sconcertante presidente. Il problema di fondo del resto non sono i singoli leader, ma il trend incontenibile dell’Occidente verso il declino, accelerato dalle mobilitazione dei popoli che, in tutto il mondo, sono stanchi di cinque e più secoli di colonialismo e imperialismo. Che certamente finiranno, ma è possibile, se non a questo punto addirittura probabile, che trascinino con sé all’inferno buona parte, se non tutta, l’umanità.
Il destino della civiltà è nelle nostre mani, difendiamolo contro governo Meloni e Unione Europea, alfieri del genocidio e della distruzione planetaria, sventolando con forza in ogni occasione e nella manifestazione del 21 giugno la bandiera palestinese, simbolo di un popolo e di un’umanità che non si rassegnano a perire. E non dimentichiamo che un’arma democratica contro ipocriti e guerrafondai la abbiamo: i referendum dell’8 e 9 giugno per cominciare a mettere alla porta Meloni & C. Non sprechiamola!
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