Xolo: Il deserto si tinge di horror gotico :: Le Recensioni di OndaRock
Per la musica degli Xixa si trova in Rete una definizione suggestiva ed efficace: “Una forma di blues indebitata con il deserto, mescolata con le radici latine e con una buona dose di horror gotico”. Tuttavia non bisogna tralasciare anche la forte componente psichedelica, e precisare che le radici latine stanno nella personale declinazione della musica folk, della cumbia, delle sonorità al confine tra Stati Uniti e Messico.
In particolare “Xolo” (terzo album del gruppo, dopo “Bloodline” del 2016 e “Genesis” del 2021) prova a espandere la dimensione psichedelica degli Xixa, anche grazie alla scelta tematica, che abbandona il deserto per spostarsi negli Inferi. Le canzoni ruotano attorno a un nucleo narrativo, la storia della giovane Arcoiris, che esplorerà i nove livelli del Mictlan (l’oltretomba atzeco), guidata dallo Xoloitzcuintli, il cane messicano privo di peluria, sacro nelle culture azteche e maya.
L’intro di “Xoloitzcuintli”, tuttavia, è ancora decisamente terrena, quasi da colonna sonora western, prima che la canzone ingrani e una sinistra filastrocca evochi la protezione della guida spirituale. L’album parte bene, con un inizio intrigante e misterioso, che invoglia a proseguire. “Find You There” cambia un po’ lo scenario: le voci di Brian Lopez e Gabriel Sullivan si alternano in un botta e risposta sopra una linea di basso che scandisce tutto il brano.
Con “Apanoayan” entriamo nel primo livello del Mitclan; le sonorità si ricollegano al ritornello della prima traccia, con quella dimensione tra l’horror e il mistico, declinata a mo’ di cantilena. E proseguono con “Xolo de Galáxia”, con il consueto ritornello di preghiera ed evocazione. La quinta traccia, “It Doesn’t Matter”, è invece piuttosto sorprendente: insieme agli Xixa ci sono i Modern English, che contribuiscono a conferire sollennità e cantabilità al brano.
“Arcoiris” introduce il punto di vista della protagonista del viaggio, in uno dei brani più folk dell’album, cui si contrappone “La Danza de Los Jaguares”, che, come da titolo, è una danza popolare, etnica e tribale. “Waves Of Serenity” si rifà alla seconda traccia: una ballata condotta dalla voce profonda e roca di Sullivan, cui risponde il ritornello evocativo interpretato da Lopez. Si chiude con “Heart Of The World”, che in modo circolare si ricollega al brano di apertura, trasformato però dal viaggio e dal nuovo equilibrio raggiunto.
“Xolo” è in definitiva un ottimo album, che è capace di affascinare l’ascoltatore sia grazie ai riferimenti culturali, sia alla peculiare proposta sonora, che perviene a una sua riconoscibilità e identità amalgamando componenti diverse e dando vita a canzoni riuscite.
23/08/2025