Wule Symphony Orchestra di monaci Chan a Venezia, nostra intervista al direttore, m° Shi Wule
Si avvicinano le due date a Venezia della Wule Symphony Orchestra, la più grande compagnia musicale di monaci Chan al mondo, sotto la direzione del Maestro Shi Wule, figura di riferimento mondiale dello Zen contemporaneo. Un viaggio musicale e spirituale che toccherà alcune delle città più suggestive del Paese, diffondendo un messaggio di pace, empatia e armonia tra Oriente e Occidente.
L’orchestra si esibirà a Venezia con due date speciali: il 27 ottobre alla Scuola Grande San Giovanni Evangelista e il 30 al Teatro Malibran.
Abbiamo incontrato il direttore, m° Shi Wule, a cui abbiamo rivolto alcune domande.
Buongiorno maestro. L’incontro tra culture diverse è un tema centrale del suo lavoro: come riesce a tradurlo in musica e in scena?
“La musica è il linguaggio più sincero dell’umanità. Supera le barriere di razza, religione e confine, e parla direttamente al cuore. Dalla meditazione buddhista ho imparato il silenzio interiore, dall’arte sinfonica occidentale ho appreso la bellezza della forma. Il mio compito è far sì che queste due energie si incontrino. Quando dirigo la Wule Symphony Orchestra, non desidero che il pubblico ascolti solo le note, ma che percepisca un’energia di bontà e compassione. È una bontà che abbraccia tutto, un rispetto profondo per la vita”.
“Attraverso la fusione tra la quiete orientale e la forza occidentale, desidero che ogni ascoltatore ritrovi in sé la parte più tenera e luminosa del proprio cuore. L’incontro tra culture non è mai un conflitto, ma una luce che si accende da entrambe le parti”.
Qual è il messaggio più profondo che desidera trasmettere attraverso questo concerto?
“Solo una parola: pace”.
“Viviamo in un’epoca apparentemente prospera, ma segnata da sfiducia e paura. Le persone si guardano con sospetto, e i confini tra i cuori sono più alti di quelli tra le nazioni”.
“La musica non può risolvere i problemi politici, ma può farci ricordare che l’armonia esiste. Vorrei che, nel momento in cui il pubblico chiude gli occhi in sala, potesse dimenticare i pregiudizi e riscoprire che gli esseri umani possono davvero comprendersi”.
“La pace non è solo assenza di guerra: è uno stato di equilibrio interiore, un dialogo silenzioso tra le anime. È questo che la mia musica cerca di risvegliare”.
La sua proposta artistica unisce suono e introspezione. In che modo questa fusione può diventare un’esperienza di crescita personale per chi ascolta? Crede che la musica possa avere un potere terapeutico o spirituale?
“Sì, profondamente. La musica zen è una forma di guarigione”.
“Non è fatta per intrattenere, ma per accompagnare l’anima in un viaggio verso la pace interiore. Ogni nota è un respiro, ogni pausa è un momento di consapevolezza”.
“Quando ci si lascia andare al suono, il ritmo si accorda al respiro e la mente si calma. È in quel momento che inizia la guarigione”.
“Molti ascoltatori mi hanno scritto dicendo di aver pianto durante il concerto — non per tristezza, ma per una liberazione. In quel pianto c’è la riconciliazione con se stessi”.
“La vera forza della musica non è la tecnica, ma la sua capacità di risvegliare la bontà e la luce che abitano nel cuore umano”.
Cosa rappresenta per lei il “Premio Culturale per la Pace Mondiale Wule”?
“Per me non è solo un riconoscimento, ma una chiamata, una missione di vita”.
“Questo premio mi ricorda che non basta creare musica: bisogna agire con la musica, portare nel mondo il suo messaggio di pace. L’artista non è solo un interprete, ma un ponte tra i popoli”.
“La pace non è un ideale astratto, è un compito quotidiano. Questo premio è per tutti coloro che credono che l’arte possa essere una voce di luce in tempi oscuri”.
Dopo il 2024, torna nuovamente in Italia: cosa la affascina del nostro Paese e della sua gente?
“Nutro una profonda ammirazione per la cultura italiana. L’Italia è un faro nella storia dell’arte e dell’umanità. La sua eredità rinascimentale, la sua musica, la sua sensibilità estetica rappresentano il vertice dello spirito creativo umano”.
“Venire in Italia con la mia orchestra è un onore immenso: qui si respira un amore per la bellezza che parla la stessa lingua della compassione. Il popolo italiano mi affascina per la sua gentilezza, la sua apertura e la sua profondità d’animo”.
“Gli italiani sanno ascoltare con il cuore, comprendono la vita attraverso l’arte, e la musica è parte del loro respiro quotidiano. In loro sento una connessione spirituale: dietro l’entusiasmo e la passione, si cela una straordinaria delicatezza”.
“L’Italia non è solo un Paese: è uno stato d’animo culturale, dove la bellezza e la spiritualità convivono naturalmente”.
Qual è la sfida più grande nel portare l’arte zen oltre i confini della Cina?
“La sfida più grande è di natura molto concreta: i visti, i fondi, la logistica”. “La diffusione dell’arte zen si basa sulla fede e sulla comprensione culturale, ma spesso dobbiamo affrontare difficoltà pratiche che mettono alla prova la nostra perseveranza”.
“Eppure credo fermamente che ogni ostacolo sia un maestro: la fede nella pace è più forte di qualsiasi burocrazia. L’arte autentica nasce proprio nella fatica di restare fedeli al proprio cuore”.
In Italia sorgerà il nuovo Tempio Xizu d’Europa. Che ruolo avrà nel dialogo interculturale e nella promozione della pace?
“La nascita del Tempio Xizu d’Europa in Italia è un gesto profondamente simbolico. L’Italia possiede una straordinaria capacità di accoglienza, un amore sincero per la cultura e una vocazione naturale alla pace”.
“Questo tempio non sarà soltanto un luogo di culto, ma uno spazio di dialogo, di incontro, di meditazione collettiva tra diverse tradizioni spirituali. L’Italia è un punto d’equilibrio nel mondo, una “terra alta” della cultura e della pace. Da qui vogliamo lanciare un messaggio universale: la pace nasce nel cuore, nella comprensione reciproca e nella compassione”.
“L’arte, la musica e la fede si uniranno in questo luogo come tre fiumi che tornano al mare dello spirito umano”.
“La ringrazio profondamente per questa intervista”. “Che la musica diventi un ponte tra i cuori, e che la voce della pace possa risuonare nel mondo”.
E’ l’auspicio che facciamo nostro, perché proprio di pace è quanto c’è più bisogno al mondo.
Grazie Maestro Shi Wule.
Paolo Pradolin
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