Welcome Back lontra – BZ News 24
La #lontra è tornata a nuotare nei fiumi dell’Alto Adige. A certificarlo è il nuovo monitoraggio 2024/25 realizzato dall’Ufficio Gestione fauna selvatica della Provincia in collaborazione con l’Unione Pesca Alto Adige, che ha documentato 42 rilevamenti positivi della specie lungo i corsi d’acqua orientali del territorio. Per la prima volta dopo più di mezzo secolo, l’animale è stato individuato in aree al di fuori del bacino della #Drava, confermando la sua graduale ricolonizzazione anche nel bacino dell’Adige.

Un tempo la lontra era ampiamente diffusa in tutta Europa, ma nel corso del Novecento è scomparsa da gran parte del continente a causa della #caccia, dell’intensificazione agricola e dell’urbanizzazione. In Alto Adige gli ultimi avvistamenti storici risalgono agli anni Cinquanta: nel 1956 sul Rio Gadera e nel 1958 sul Rio di Sesto. Solo nel 2008 si è ricominciato a parlare della sua presenza, con i primi segnali di ricolonizzazione documentati lungo la Drava, al confine con l’Austria. Da lì, negli anni successivi, la specie ha ripreso a diffondersi nel Rio di Sesto, ma senza mai superare il breve tratto di tre chilometri che separa la Drava dalla #Rienza. Almeno fino a oggi.
Il nuovo monitoraggio, svolto nei mesi tra dicembre 2024 e gennaio 2025, ha coperto complessivamente 280 chilometri di corsi d’acqua, suddivisi in tre macroaree: Val Pusteria, Valle Isarco e Val Venosta. Le operazioni si sono concentrate sotto i ponti e nei punti strategici del territorio, luoghi privilegiati per le marcature territoriali della lontra. I ricercatori hanno cercato soprattutto escrementi, secrezioni anali e impronte, e in alcuni casi si sono avvalsi di un cane addestrato e di #fototrappole.
Il dato più significativo riguarda proprio la Val Pusteria, dove sono stati registrati tutti i 42 rilevamenti positivi. Oltre a confermare la presenza stabile della lontra lungo la Drava e il Rio di Sesto, il monitoraggio ha permesso di individuare nuovi insediamenti nel bacino della Rienza, in particolare lungo il Rio di Casies, il Rio di Anterselva, il Rio di Braies e il tratto della Rienza fino alla confluenza con il Rio Furcia, a #Valdaora. Si tratta di una scoperta di grande rilevanza, perché dimostra il primo vero insediamento della lontra al di fuori del bacino della Drava. La specie è riuscita quindi a varcare il confine idrografico, approdando nel bacino dell’Adige e aprendo nuovi scenari per la biodiversità altoatesina.

Diversa la situazione nelle altre due aree di monitoraggio, Valle Isarco e Val Venosta, dove non sono stati rinvenuti segni della presenza dell’animale. Un dato particolarmente interessante, soprattutto alla luce dell’incidente avvenuto nella primavera del 2024 in Val d’Ega, dove un esemplare maschio adulto è stato investito. Nonostante i rilievi effettuati in quel tratto, nessuna altra traccia è stata trovata, segno che si trattava con ogni probabilità di un individuo isolato in transito. Gli esperti ipotizzano che in queste zone la diffusione della specie sia ostacolata da diversi fattori: la scarsa spinta demografica da parte delle popolazioni sorgente austriache, la presenza di barriere strutturali e l’assenza di corridoi ecologici efficienti.
I dati raccolti segnano un importante traguardo scientifico. Dopo 17 anni di osservazioni costanti, si può affermare con certezza che la lontra ha superato i limiti del sistema Drava-Rio Sesto e ha iniziato a esplorare e colonizzare nuove aree. Il fatto che abbia coperto tratti anche lunghi tre chilometri privi di corsi d’acqua suggerisce una sorprendente capacità esplorativa e di adattamento. Il ritorno della lontra rappresenta una sfida per la gestione della #fauna ittica, ma anche un’opportunità ecologica da cogliere con strumenti adeguati.
Sulla base di questi risultati, il monitoraggio continuerà nei prossimi anni e sarà integrato da #analisi genetiche per comprendere meglio la struttura e la densità della popolazione. In parallelo, saranno effettuati nuovi rilievi sull’ittiofauna per valutare l’impatto della lontra sugli ecosistemi acquatici locali. Una presenza che, se ben compresa e gestita, potrà diventare simbolo del ritorno della natura nei paesaggi d’acqua altoatesini.
✍️ Alan Conti