Cultura

Warm Audio Pedal 76… il numero della compressione

Il Warm Audio Pedal 76 ricrea in formato stompbox il leggendario compressore 1176, offrendo suono fluido, dinamico e altamente musicale.

Conosci la cosiddetta “smorfia” napoletana? Ѐ un’antica credenza superstiziosa, basata sulla convinzione che i sogni possano suggerire numeri vincenti alla lotteria. È una sorta di codice per tradurre immagini viste in sogno in numeri da giocare.

In pratica, a simboli o immagini popolari, ritenute ricorrenti nei sogni, viene assegnato un numero da 1 a 90. Se, ad esempio, dovesse mai capitarti di sognare un calamaro sulla tua chitarra, la smorfia suggerisce di affrettarti a giocare il numero 67.

Propongo dunque di creare una smorfia per chitarristi, iniziando con un suggerimento per il numero 76. Mentre nella smorfia napoletana questo numero corrisponde a “la fontana”, suggerisco che nel nostro caso vada ad indicare “la compressione“.

Infatti il numero 76 campeggia su diversi pedali di compressione oggi sul mercato, tra cui il nuovo Warm Audio “Pedal 76”; vediamo perché e a cosa si riferisce questo numero.

Questo spunto è anche un’ottima occasione per approfondire la nostra comprensione della compressione audio e per fare chiarezza su alcuni punti oscuri; in primo luogo, abbiamo davvero bisogno di un compressore in pedaliera?

Pedali di compressione: servono davvero?

Permettetemi di tornare indietro ai miei giorni da esordiente alla chitarra elettrica per raccontarvi un piccolo aneddoto. Da adolescente, trovai una buona occasione e comprai la mia prima chitarra di valore. Nella custodia c’era anche un pedale compressore economico, di fabbricazione giapponese.

Ciò che avevo sempre ammirato in grandi chitarristi come BB King, è l’incredibile espressività e dinamicità del tocco. I grandi bluesmen sapevano passare, nel giro di poche battute, con disinvoltura ed espressività inarrivabili, dai suoni più dolci prodotti con tocco vellutato a note dall’attacco incredibilmente potente. 

Mentre mi impegnavo a fondo per carpire i segreti di questa magia, il mio pedale di compressione sembrava progettato per appiattire qualsiasi dinamica di esecuzione.
Decisi che i compressori non facevano per me e vendetti quel ​​pedale a un conoscente.

Molti anni dopo, è finalmente giunto il momento di guardare alla compressione in una prospettiva più matura. I pedali di compressione sono effettivamente pensati per ridurre la gamma dinamica della nostra performance ma cosa offrono in cambio?

Immagina di seguire un monologo alla radio; se la voce del relatore fosse priva di dinamica, la tua attenzione avrebbe una curva molto breve e presto la noia prenderebbe il sopravvento. 
D’altra parte, se chi parla alternasse urla improvvise a sussurri appena udibili, ne saresti infastidito e la tua capacità di concentrarti sui contenuti ne risulterebbe ancora una volta compromessa.
Ciò che un compressore, in questo caso, dovrebbe offrire è ridurre l’escursione dinamica della voce dello speaker entro la “comfort zone” dell’ascoltatore, pur rispettando le fluttuazioni di livello intenzionali nell’intonazione.

Lo stesso accade con il nostro fraseggio di chitarra. Un buon compressore riduce la dinamica ma, in cambio, consente una maggiore omogeneità del sound migliorando presenza timbrica, sustain e corposità.
Ciò renderebbe i “compressor pedals” un must per tutti; eppure dobbiamo riconoscere che questi effetti non sono molto popolari tra i chitarristi. Perché?

Il motivo della scarsa popolarità dei compressori a pedale è che un buon amplificatore a valvole introduce già naturalmente un certo grado di compressione. La quantità di questa compressione è proporzionale al livello del volume: più alto è il volume, più compresso è il suono.

La compressione in genere ha un livello ottimale al raggiungimento del cosiddetto “blossom point” (punto di fioritura), ovvero il livello al quale l’amplificatore restituisce un suono corposo e ricco di armoniche ma comunque non arriva all’effetto di “schiacciamento” di una saturazione più pronunciata.

Il “blossom point” non si raggiunge a volumi da salotto ma a livelli di decibel più spinti; è uno dei motivi principali per cui i chitarristi tendono a dare birra al volume del loro ampli, spesso entrando in conflitto con il resto della band.
Pedali boost, overdrive e distorsori introducono una compressione ancora maggiore. Gli effetti di modulazione spesso complicano ulteriormente le cose, rendendo i compressori ancora meno diffusi nelle pedaliere dei chitarristi.

Bill Putnam e l’Universal Audio Peak Limiter

Se i pedali di compressione non sono una costante nei set-up dei chitarristi, d’altra parte la compressione è considerata un passaggio fondamentale nelle registrazioni in studio, tecnica in cui Bill Putnam fu pioniere.

Questo producer americano è considerato il padre delle tecniche di registrazione in studio moderne; progettò e costruì apparecchiature da studio innovative.

A metà degli anni ’50, Putnam gestiva la Universal Recording Corp, il più grande studio indipendente di Chicago. Produsse numerose big band tra cui quelle di tra cui Count Basie, Nat King Cole e Duke Ellington e artisti del calibro di Little Walter. 
Putnam effettuò anche il mastering delle prime mitiche registrazioni di Elvis Presley prodotte da Sam Phillips alla Sun Records di Memphis.

Nel 1957, il suo successo era tale che la scena musicale mainstream lo portò a trasferirsi a Hollywood. In California, fondò la United Recording Corp, che presto guadagnò la reputazione di essere tra gli studi di registrazione più avanzati al mondo, realizzando enormi profitti. 
Putnam concepì l’architettura innovativa dei suoi studi e progettò personalmente gran parte delle apparecchiature di registrazione. 

Queste apparecchiature erano prodotte dal suo marchio Universal Audio, a cui, a partire dal 1967, si aggiunse anche un secondo brand: United Recording Electronics Industries, o semplicemente UREI. Le apparecchiature di Putnam divennero dotazione standard di tutti i maggiori studi degli USA e le sue aziende vennero riconosciute come marchi leader nel settore audio.

Nel giugno del 1967, UA introdusse il Peak Limiter 1176, un compressore a transistor derivato dal precedente modello valvolare 176. Questo apparecchio segnò il passaggio dalla tecnologia valvolare a quella a transistor.

Il Peak Limiter 1176 divenne un caposaldo negli studi professionali: oggi è considerato il miglior compressore a transistor da studio di tutti i tempi. Da allora il numero 76 è associato alla compressione nell’immaginario degli audiofili…. e nella nostra smorfia per chitarristi.

Cosa rende il Peak Limiter 1176 così speciale? Questo processore si distingue per la sua compressione fluida e naturale, grazie a un’eccezionale reattività.
Inoltre, molti producer trovano che renda il suono più limpido; oppure, all’occorrenza, può essere spinto per aggiungere un tocco di “ruvidità”.

Un altro punto di forza del 1176 è che il suo comportamento varia a seconda del segnale audio in ingresso. Ciò significa che il Peak Limiter si adatta in modo reattivo alle variazioni del segnale, restituendo una dinamica altamente musicale ed espressiva.

Non c’è da stupirsi che negli ultimi anni molti produttori abbiano realizzato riedizioni o cloni dell’UREI 1176. In particolare, Warm Audio, dal Texas, offre addirittura due modelli nel suo catalogo, riproduzioni delle versioni più ricercate. 

Il Peak Limiter in un pedale

Molti musicisti iniziarono a desiderare un pedale che potesse offrire le qualità sonore dell’unità rack da studio 1176. L’inglese Origin Effects intercettò questa domanda e creò un adattamento del circuito originale da poter produrre in formato stompbox. Nel 2012 nacque così il compressore a pedale Cali 76.

Warm Audio ha recentemente seguito l’esempio, presentando il Pedal 76, un compressore che ripercorre le orme della prima versione del Cali 76 di Origin Effects.
Nella sua dichiarazione d’intenti, Warm Audio sottolinea che un apparecchio analogico ben costruito offre ancora un’articolazione e una profondità timbriche ineguagliabili, il che mi fa ritenere che la casa texana sia nata sotto i migliori auspici.

Come molti nel settore audio, il fondatore Bryce Young avviò l’attività creando un piccolo laboratorio nel suo garage. Fondò l’azienda nel 2011, impegnandosi a ricreare le apparecchiature audio analogiche vintage più leggendarie e a reintrodurle sul mercato ad un prezzo accessibile.
Warm Audio dichiara di impegnarsi a selezionare accuratamente componenti di alta qualità e a eseguire manualmente meticolosi test su ogni apparecchio prodotto.

La versione Warm Audio del compressore 76 offre infatti alcuni vantaggi rispetto ad altri pedali simili, tra cui componenti di alta qualità come il trasformatore audio CineMag, di fabbricazione statunitense. CineMag è infatti la diretta filiazione di Reichenbach Engineering, l’azienda che costruiva i trasformatori nelle apparecchiature da studio vintage originali.
Inoltre, questo pedale Warm Audio presenta un’estetica accattivante e raffinata.

Ha un robusto case in alluminio spazzolato nero e un VU-meter elettromeccanico retroilluminato old school; ricrea efficacemente l’atmosfera delle leggendarie versioni del 1176 “Blackface” degli anni ’70.
Il suo formato non è dei più adatti ad una pedaliera, ma il suo aspetto massiccio e le grandi manopole ispirano ben più fiducia di una piccola stompbox.
Le sue dimensioni generose e l’uscita di linea con connettore bilanciato, rendono questo pedale sufficientemente versatile per configurazioni desktop e impieghi generici da home studio.

Interfaccia di controllo

L’UREI 1176 originale ha avuto circa una dozzina di modifiche progettuali nel corso degli anni, ma le tre versioni principali condividono tutte lo stesso pannello di controllo, semplice e piuttosto intuitivo. In sostanza, il pannello frontale presenta quattro manopole e un selettore per il rapporto di compressione. 

Il Pedal 76 presenta controlli del tutto analoghi a quelli delle vecchie unità da studio. Il controllo “Input Level” regola il livello del segnale in ingresso; aiuta a domare la distorsione indesiderata di segnali molto alti. Funge anche da controllo “Threshold” (soglia): il compressore imporrà una riduzione di guadagno alla parte di segnale che supera la soglia impostata. 

La manopola “Ratio” controlla la quantità di riduzione del guadagno applicata al segnale in eccesso. Ad esempio, “rapporto di compressione di 8:1”, significa che per ogni 8 dB di superamento della soglia, solo 1 dB viene lasciato passare; pertanto, i picchi di segnale vengono compressi entro una gamma dinamica più ristretta.
In sostanza, a un rapporto inferiore si ha più headroom: i picchi vengono delicatamente ridotti e la maggior parte della dinamica naturale dell’esecuzione viene preservata.

D’altra parte, a impostazioni di rapporto più elevate, si comprime una più ampia gamma del segnale e si ottiene un effetto di livellamento più drastico, con headroom ridotta e picchi sotto stretto controllo. Il VU meter indica il livello di riduzione applicata al guadagno; la sua sensibilità può essere regolata con un trimmer sul retro.

Il tempo di “Attack” imposta il tempo di reazione del compressore al suono in ingresso, ovvero il tempo impiegato dal compressore per entrare in azione. Il controllo “Release” imposta il tempo impiegato dal compressore per ritirarsi, consentendo alla nota di tornare al suo livello originale non compresso.
Con un tempo di rilascio più lento, la coda di una nota o “Decay” verranno mantenuti più a lungo, allungando il sustain.

In sostanza, un attacco più rapido con un rilascio lento determina un livello del segnale più costante, mantenendo sotto controllo la dinamica dell’esecuzione fino al punto di poter ottenere un livello di segnale perfettamente uniforme. Al contrario, un attacco più lento con un tempo di rilascio rapido lascia una sensazione più naturale con dinamiche più vivaci e di più ampio respiro.

Il segreto di “Black Dog”

Mentre il Pedal 76 ha una comoda manopola di controllo “Ratio“, l’originale UREI 1176 Peak Limiter ha una pulsantiera che consente di selezionare quattro rapporti di compressione alternativi.

Mentre i pulsanti Ratio erano fatti per essere premuti uno alla volta, alcuni producer britannici li forzavano tutti e quattro insieme contemporaneamente spingendo l’1176 oltre il suo uso previsto.

Questa modalità “All-Buttons” produceva una distorsione armonica perfetta per le chitarre. Jimmy Page usò questo trucco in “Black Dog”, nel quarto album dei Led Zeppelin.
Page registrò direttamente nel mixer, senza amplificatori, con una coppia di compressori 1176, uno dei quali impostato in modalità “All-Buttons”.

Il Pedal 76 ha uno switch “Drive” che può essere impostato in modalità “High” (Alto Guadagno) per ottenere un effetto simile, particolarmente apprezzabile sull’uscita jack bilanciata.

Non solo un pedale per chitarra

Inoltre, sul retro del pedale, troviamo un selettore che permette di scegliere tra “true bypass” e attivazione di un buffer ed un pad switch per selezionare l’impedenza tra livello di linea e livello microfonico. È presente anche uno switch per escludere il collegamento a massa. 

L’uscita bilanciata non è pensata per essere collegata ad amplificatori per chitarra e deve essere utilizzata solo con cavo jack TRS bilanciato. Ho notato che il VU meter rimaneva acceso anche scollegando l’alimentatore.

Si è scoperto che la “magia” proveniva da una batteria da 9V nascosta all’interno del pedale; Il che non è menzionato nemmeno nel manuale di istruzioni. Tuttavia, quando il pedale è alimentato a batteria, la sua funzionalità è ridotta.
In particolare, il trasformatore Cinemag viene bypassato, quindi si perde la ricca colorazione analogica di quel componente. Per sfruttare appieno le prestazioni audio del pedale, è necessario un alimentatore da 9V che fornisca almeno una dose salutare di 125 mA.

Inoltre, la batteria non è alloggiata in un vano dedicato, quindi è necessario svitare l’intera base per sostituirla. Per farla breve, ho scelto molto semplicemente di rimuovere la batteria per evitare il rischio di fuoriuscita di acido all’interno e di utilizzare il pedale con alimentazione a rete.

Tiriamo le somme

Il Warm Audio Pedal 76 restituisce efficacemente il feeling degli apparecchi originali da studio in formato pedale. Anche questa stompbox rimane fedele alla filosofia di Warm Audio di proporre ottimi prodotti a prezzi ragionevoli.
È un dispositivo ben costruito che offre una compressione di alta qualità senza compromettere la dinamica naturale della tua performance.

Sebbene il Pedal 76 potrebbe non essere la scelta migliore per un setup rock classico, o per essere schiacciato tra un fuzz e un tremolo in una pedaliera affollata, questo compressore eccelle in molti altri contesti.
Con chitarre acustiche o semiacustiche, apporta un miglioramento che crea dipendenza, intervenendo su dinamica del tocco, sustain e risposta timbrica; fino al punto che, una volta acceso, vi sarà difficile tornare indietro.

Lo consiglio senza dubbio per chitarra jazz, parti ritmiche funky, chicken picking, lap steel o qualsiasi suono pulito che posa trarre beneficio da una spinta e da un tocco di chiarezza in più.
Personalmente, adoro il modo in cui “rifinisce” il suono della mia National Resolectric. 

Come ho detto, lo trovo anche abbastanza versatile da essere utilizzato come outboard effect per piccoli studi, in diversi ambienti e con diversi strumenti. In particolare, migliora in modo lampante basso, drum machine e tastiere analogiche.




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