Economia

Volkswagen inciampa sui conti del primo trimestre: utile operativo -40%

Il primo trimestre 2025 del Gruppo Volkswagen si è chiuso con buoni dati di vendita, soprattutto per quanto riguarda le auto elettriche in Europa (+113%), ma risultati finanziari che lasciano un limitato spazio all’entusiasmo. Il primo produttore automobilistico europeo ha registrato un utile operativo in calo di quasi il 40%, toccando i 2,8 miliardi di euro contro 4,6 miliardi del medesimo periodo del 2024. Performance significativamente inferiore alle attese del mercato (4 miliardi), anche per poste straordinarie di circa 1,1 miliardi. I ricavi sono stati di circa 78 miliardi, di poco inferiori alle stime degli analisti. Questi i dati preliminari. La società pubblicherà i risultati trimestrali completi il 30 aprile.

Che cosa pesa sui conti

A pesare sui conti sarebbero stati tre fattori principali: un accantonamento da 600 milioni di euro legato al rischio di sanzioni per il mancato rispetto degli obiettivi europei sulle emissioni di CO2; l’impatto iniziale dei dazi statunitensi al 25% sulle auto importate (le nuove tariffe hanno influenzato il valore di questi veicoli durante la fase di transito, aumentando i costi associati al trasporto e alla gestione delle spedizioni), a proposito del quale un portavoce non ha voluto specificare il costo dei dazi aggiuntivi; e infine la ristrutturazione di Cariad, unità del gruppo dedicata al software. Quest’ultimo capitolo è costato a Volkswagen altri 200 milioni. Risultato, il margine sulle vendite è sceso al 3,6%, rispetto al 6% registrato un anno prima.

Il contesto normativo europeo gioca un ruolo cruciale in questa fase. La Commissione europea ha proposto di estendere dal 2025 fino al 2027, quindi su tre anni, i termini per il rispetto dei limiti sulle emissioni di CO2 da parte dei costruttori, conscia del fatto che gran parte dell’industria automobilistica difficilmente riuscirà ad essere compliant nel solo 2025 (i produttori, esclusa Bmw, vendono una quota ben lontana dal 20-24% di veicoli elettrici puri o Bev sul totale). Tuttavia, la proposta non è stata ancora approvata dall’Europarlamento, lasciando aperta la possibilità di multe miliardarie.

Tariffe sospese ma non per tutti

Sull’altra sponda dell’Atlantico la situazione non è meno complessa. Il 3 aprile, l’amministrazione Trump ha imposto dazi del 25% sulle auto importate, colpendo duramente gruppi come Volkswagen, che non producono negli Stati Uniti. In particolare marchi premium e lusso come Audi e Porsche. Oppure che, come per il brand VW, fanno grande affidamento sugli stabilimenti messicani. Il problema è che la sospensione tariffaria decisa mercoledì 9 aprile da Washington si applica alle cosiddette tariffe reciproche, non a quelle settoriali. Tra queste rientrano proprio i dazi all’importazione sulle automobili oltre che su acciaio e alluminio, come ha spiegato il segretario al Tesoro, Scott Bessent, in una conferenza stampa alla Casa Bianca.

A dare un quadro ancora più ampio della pressione sul settore, Traton – azienda del Gruppo di Wolfsburg che produce camion, autobus e veicoli commerciali leggeri – ha segnalato che anche i suoi risultati del primo trimestre saranno ben al di sotto delle aspettative.


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