Economia

Volkswagen evita le chiusure delle fabbriche, ma taglierà 35 mila posti

BERLINO – “Daniela Cavallo ha fatto un capolavoro”: dopo una maratona negoziale di settanta ore, la più lunga della storia di Volkswagen, i vertici dell’azienda e il sindacato metalmeccanico Ig Metall hanno raggiunto un accordo sul destino dell’auto tedesca. Raggiunto al telefono da Repubblica, il capo del consiglio di fabbrica dello stabilimento di Hannover, Stavros Christidis, riconosce alla battagliera leader italiana del consiglio di fabbrica del marchio di aver lottato “con coraggio e sincerità” per evitare il peggio. E nel lungo negoziato, aggiunge, “tutti gli stabilimenti sono rimasti uniti”. Non era facile dopo che era emersa l’intenzione dell’azienda di cancellarne qualcuno ed era cominciata una roulette russa sulle possibili fabbriche da chiudere. Ma i cambiamenti saranno comunque enormi.

L’intesa parte dunque da lì, dal rispetto di una delle “linee rosse” per il sindacato, come le ha definite il caponegoziatore Thorsten Groeger. La prima era il mantenimento di tutti e dieci gli stabilimenti. “La ‘morte a rate’ è stata scongiurata”, ha sottolineato Groeger. “Le capacità eccessive vengono affrontate distribuendole in maniera efficace su tutti gli stabilimenti” – ma anche riducendo la forza lavoro. La mitica Golf, per esempio, sarà trasferita per ora dal quartier generale, dalla fabbrica di Wolfsburg, in Messico.

Quanto ai posti di lavoro, non ci saranno licenziamenti, ma “c’è una curva demografica”, ha spiegato Daniela Cavallo, dunque nessuno sarà cacciato ma si sostituiranno i lavoratori che andranno in pensione, e se non basterà ci saranno prepensionamenti o uscite volontarie. L’obiettivo è comunque impressionante: Volkswagen cancellerà 35mila posti di lavoro entro il 2030. “Ricordiamoci da cosa partivamo: l’azienda chiedeva tagli di 55mila lavoratori”, ha scandito però Groeger. Ig Metall ha anche ottenuto, in cambio di un congelamento degli aumenti in busta paga del 5,5%, una tregua anti-licenziamenti fino al 2030. L’azienda era partita da una sforbiciata del 10% di tutti gli stipendi. Cavallo ha anche fatto capire che al di là del congelamento degli aumenti ci sarà anche qualche sacrificio ulteriore da fare.

Il problema delle capacità eccessive verrà risolto, come ha confermato il capo del marchio Vw, Thomas Schaefer, tagliando “oltre 700mila auto all’anno”. E due stabilimenti subiranno comunque delle forti trasformazioni. Osnabrueck sarà venduta, e secondo indiscrezioni ci sarebbe già un’impresa della difesa interessata alla fabbrica della Bassa Sassonia. Quanto allo stabilimento sassone di Dresda, quando finirà la produzione dell’ID3, alla fine del 2025, “Volkswagen avrà la responsabilità di proporre un progetto alternativo”, ha annunciato Cavallo. Schaefer ha detto che “sono state decisioni difficili, ma abbiamo anche posto le premesse per il futuro”. La fabbrica Germania “è salva”, ha aggiunto. Per Cavallo “il tempo della paura è finito”. Giusto in tempo per le feste di Natale. Ma l’auto in Germania cambia volto.


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