«Violenterò tuo figlio». Botte e minacce per gestire lo spaccio, il pm chiede 7 anni per il boss 18enne (arrestato a Pesaro con un coetaneo)
PESARO Estorsioni e botte per gestire uno spaccio “rodato” che si avvaleva del linguaggio in codice dei pusher a rimarcare il livello dell’organizzazione: entrambi gli imputati oggi a processo sono poco più che maggiorenni, ma venivano considerati dei piccoli boss, tanto che i genitori dei minorenni che avevano debiti di droga pagavano per evitare che i figli venissero picchiati. Ieri dal gup Andrea Piersantelli il fascicolo dei due neo maggiorenni arrestati nel gennaio scorso con le accuse di spaccio, estorsioni e lesioni. Il pm ha formulato le richieste di condanna. Davanti al giudice un ragazzo di 18 anni di origini marocchine, oggi ai domiciliari, già noto per aver fatto parte della baby gang di Piazza Redi, assieme all’altro giovane, suo coetaneo, di origini albanese.
Le accuse
I due, secondo gli inquirenti, avrebbero gestito un traffico di oltre 5 kg al mese di hashish. Gli acquirenti erano per lo più minorenni. L’attività investigativa dei carabinieri ha permesso di ricostruire diverse efferate aggressioni e varie estorsioni, nei confronti di acquirenti in ritardo nei pagamenti dello stupefacente. Botte con mazze, nasi spaccati e lividi. Il marocchino, assistito dall’avvocato Francesco Mandelli, ieri è comparso in aula per raccontare la sua verità. Aveva già negato le aggressioni, spiegando che si sarebbe arrabbiato per alcuni mancati pagamenti, ma senza toccare nessuno. E ha continuato a negato anche alcune altre accuse che gli sono state mosse. Eppure vengono contestate varie estorsioni, anche grazie all’ausilio di intercettazioni. In cui i ragazzi apparivano come boss.
Le minacce
«Violenterò tuo figlio, ti darò due coltellate» avrebbe detto il giovane marocchio rivolto al padre di un minorenne per un debito di oltre 1000 euro. E ancora: «Ti prendo a pugni in bocca». Poi le botte a due minorenni colpevoli di non essersi fatti consegnare i soldi di un debito di un loro amico da 2500 euro. Episodi in cui emerge anche il furto di alcuni panetti di hashish nascosti in un giardino. Di qui le minacce nei confronti di un minorenne di prenderlo a coltellate. Ma non solo, il giovane era stato preso a mazzate dai due leader della banda tanto da procurargli la frattura delle ossa nasali e contusioni con una prognosi di 30 giorni. Da un altro minorenne si erano fatti consegnare una collanina d’oro e persino l’anello della madre. Ragazzini costretti a vivere in uno stato d’ansia. Un contesto in cui la droga aveva le sue parole in codice. I soldi erano i «flus», lo stupefacente «mezze tute, tute e pantaloni». Droga che veniva comprata e consegnata vicino al cimitero di Villa Fastiggi a ritmi di 4 o 5 chili al mese. Ordinati addirittura su un canale Telegram. Un ragazzino minacciato aveva scritto disperato sull’app Youpol: «Minaccia di accoltellarmi se non pago 500 euro, ho il terrore di uscire». Già perché tra le pressioni anche quella di pagare «un sinti di Bologna, che passa col motorino e ti spara». Ragazzini assoggettati alla banda tanto che dopo le botte, il dato era chiaro. «Ha detto che non denuncia». Il giovane pretendeva rispetto. «Voi sapete con chi scherzate?». E ancora: «Questa città del caz.. di nome Pesaro è mia».
Ieri il pm ha chiesto la condanna a 7 anni e 10 mesi per il marocchino, mentre per l’altro ragazzo albanese verrà valutato un patteggiamento. Il legale Mandelli ha chiesto l’assoluzione per alcuni capi d’accusa. La sentenza è prevista a giorni.
Luigi Benelli
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