Vino, settore tiene nei bilanci 2024, soffrono le medio-piccole – Business
Un 2024 in lieve crescita, ma non per tutti. E’ questa l’istantanea scattata dall’annuale report sui bilanci delle imprese del vino stilato da Studio Impresa – Management DiVino in partnership con il Corriere Vinicolo, che ha fotografato da un lato un mondo del vino capace di adattarsi strategicamente ad un contesto sempre più difficile e, dall’altra, un settore che avanza a diverse velocità.
Se è vero che l’ultimo esercizio si è chiuso con un complessivo +2% dei ricavi (+0,7% al netto dell’inflazione) sui risultati 2023 e con un Ebitda al 10,5% in miglioramento del 7,4%, 415 imprese sulle 877 analizzate hanno perso redditività. E le performance sembrano variare soprattutto in base alla dimensione delle imprese.
Stando allo studio – presentato oggi all’Università di Verona -, a registrare i risultati migliori (+8,4% l’aumento sui volumi dei ricavi nel triennio 2022-2024) sono infatti le grandi imprese con più di 50 milioni di ricavi che, pur rappresentando solo il 6,27% del campione, realizzano più della metà dei 13,4 miliardi di euro complessivamente registrati dall’indagine per il 2024. Le imprese sotto i 10 milioni di euro, pur arginando le perdite nel triennio, rappresentano il 71% del campione ma esprimono solo il 17% dei ricavi del comparto. “Da tempo Unione italiana vini rilancia la necessità di una riforma strutturale del settore per sostenere la competitività dell’intero comparto – ha sottolineato il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi -. In attesa di poter rinnovare l’attuale assetto normativo, gli obiettivi aziendali dovranno concentrarsi sull’efficienza della propria impresa, che in periodi delicati come questo diventa decisiva”.
“I dati evidenziano – ha aggiunto – la necessità di lavorare in generale sulla managerialità ma anche sulla dimensione delle nostre imprese in un’ottica di razionalizzazione delle risorse e sostenibilità economica”. “Piccolo è bello è uno slogan che dobbiamo lasciare al passato: le imprese tricolori – che hanno una superficie media del vigneto di 2,3 ettari contro i 10,5 francesi – devono puntare a un ulteriore irrobustimento, perché è chiaro che le dimensioni contano anche in ottica di attivazione di economie di scala. L’auspicio – ha concluso Frescobaldi – è di poter incentivare le aggregazioni, anche con un intervento pubblico”.
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