Vingegaard ha corso 84 km alla Parigi-Nizza con una commozione cerebrale: “Ho sofferto per giorni”
Jonas Vingegaard ha riportato una commozione celebrale durante la quinta tappa della Parigi-Nizza, lo scorso 13 marzo. In un’intervista al quotidiano B.T. il danese ha raccontato la vicenda, specificando che nella stessa giornata ha dovuto comunque completare la tappa percorrendo gli ultimi 84 km. Sul traguardo in salita sulla Cote de Notre-Dame de Sciez, il danese si è poi piazzato 16° e perso la leadership della gara. Il giorno successivo si è poi ritirato. Inizialmente si era pensato alle conseguenze di una botta a una mano: sul traguardo però il danese era apparso con un vistoso taglio al labbro. “Dopo l’incidente ero stordito e dopo la tappa ho avuto una forte nausea ed ero incredibilmente stanco, e questa sensazione è continuata per i successivi giorni. Sono felice di essere tornato in sella, anche se ci è voluto un po’ più di tempo del previsto a causa della commozione cerebrale, che ha richiesto molto riposo. Per ora, affrontiamo le cose un giorno alla volta e lasciamo che sia la riabilitazione a decidere se è necessario apportare ulteriori modifiche o aggiunte al mio programma”.
Vingegaard e il calendario stravolto
Vingegaard ha già dovuto saltare la Volta a Catalunya, in svolgimento in questi giorni. Il resto del suo avvicinamento al Tour de France ora è un grande punto interrogativo: secondo i programmi di inizio stagione, il danese avrebbe dovuto partecipare a Catalunya e poi al Dauphiné, a inizio giugno. Probabilmente, però, il suo calendario subirà variazioni. Sempre a B.T., Vingegaard ha confessato di aver valutato di lasciare il ciclismo durante lo scorso inverno. A inizio aprile 2024 il capitano della Visma era finito in rianimazione dopo una drammatica caduta al Giro dei Paesi Baschi, dalla quale si era ripreso in tempo per partecipare al Tour de France, chiuso al 2° posto alle spalle di Pogacar.


Il protocollo Uci
L’Uci ha inserito nel suo regolamento dal 2021 una voce relativa proprio agli infortuni alla testa (commozione cerebrale e trauma cranico): il protocollo raccomanda che gli operatori non sanitari (direttori sportivi, meccanici e motociclisti) siano addestrati a riconoscere i segni di sospetta commozione cerebrale poiché molto spesso sono le prime persone ad intervenire sul luogo dopo la caduta di un ciclista. Il protocollo descrive in dettaglio i segni che devono essere cercati nella valutazione delle condizioni dell’atleta (sentirsi storditi, problemi di equilibrio, mal di testa, linguaggio poco fluente, problemi di vista). Se vengono rilevati questi segni, la diagnosi dovrà essere confermata dal medico di gara. In assenza di segnali iniziali che indichino la commozione cerebrale, il ciclista deve essere monitorato dal servizio medico. Un esame standard comprendente, tra l’altro, prove di orientamento relative a tempo e luogo (domande di Maddocks) e di equilibrio, può essere condotto in qualsiasi momento. In tutti i casi, il ciclista dovrebbe sottoporsi a un esame più approfondito dopo la gara utilizzando lo strumento SCAT5, che consente un approccio neurocognitivo. Il protocollo prevede che una notifica obbligatoria di tutti i casi di commozione cerebrale debba essere inviata al direttore medico dell’Uci impegnato nella gara, in modo da permettergli di intervenire. Gli infortuni alla testa occasionati da cadute nel ciclismo sfiorano il 10% degli infortuni complessivi.
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