Villa Pamphili, polemiche sulle nuove piantumazioni e la manutenzione degli alberi
C’è chi arriva con le taniche d’acqua da casa, chi si improvvisa giardiniere, chi fotografa ogni albero in agonia come fosse un familiare. A Villa Pamphilj, il polmone verde più esteso di Roma, la protesta cresce tra i viali assolati e i giovani alberi già secchi.
Non è solo rabbia: è frustrazione, amore deluso per uno spazio pubblico che dovrebbe unire e invece divide. Sotto accusa, ancora una volta, la gestione del verde nel Municipio XII.
Tutto parte da un paradosso: da un lato, nuovi alberi piantati con cerimonie ufficiali, post celebrativi e dichiarazioni d’intenti. Dall’altro, il silenzio che segue. Nessuna irrigazione, nessuna manutenzione, nessun controllo.
I risultati sono evidenti: filari di lecci e frassini appena messi a dimora che già mostrano foglie ingiallite e rami secchi. Alcuni sembrano addirittura morti. E così, ciò che doveva essere un segnale di rinascita si è trasformato in un triste monumento all’incuria.
“Li abbiamo visti piantare con grande enfasi, ma poi nessuno è venuto a prendersene cura“, racconta Anna, residente del quartiere. “Abbiamo chiesto, scritto, chiamato. Il silenzio delle istituzioni è più assordante del rumore delle motoseghe.”
Già, perché non è solo la mancata cura a far discutere. C’è anche il tema delle potature, spesso giudicate troppo drastiche e non pianificate. Gli alberi adulti, secondo i cittadini, vengono trattati come ostacoli anziché come elementi vitali del paesaggio urbano. E nel frattempo, quelli giovani non superano la prima estate.
E mentre le proteste crescono, cresce anche il timore che Villa Pamphilj – un tempo orgoglio della città – stia lentamente perdendo la sua anima verde.
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