Villa Pamphili, il mistero dell’uomo dai mille nomi. Strangola la figlia, poi scrive mail di lavoro
Un nome falso, una carriera cinematografica inventata, tre carte di credito alimentate dai genitori e una scia di silenzi che attraversa mezzo mondo.
L’identità e i movimenti di Francis Kaufmann, alias Rexal Ford, arrestato in Grecia per l’omicidio della figlia di pochi mesi trovata morta a Villa Pamphili, a Roma, sembrano usciti da un romanzo noir. Ma è tutto tragicamente reale.
Dietro le false generalità, si nasconde un 46enne californiano che negli ultimi mesi ha vissuto in diverse nazioni: Russia, Islanda, Nuova Zelanda, poi Malta, dove ha fondato una fantomatica casa di produzione, la Tintagel Films. È lì che conosce Stella, una giovane donna russofona. Insieme, racconta lui, avrebbero avuto una bambina, Andromeda.
Con questa nuova famiglia, approda in Italia via mare, a bordo di un catamarano preso a noleggio. Una vita apparentemente bohémienne, ma dietro la facciata si celava un orrore inimmaginabile.
Le ombre sul passato
In Italia, l’uomo si muove sotto un secondo alias, Matteo Capozzi, e utilizza almeno tre schede telefoniche per gestire contatti e spostamenti. Una di queste viene acquistata alla stazione Termini, un dettaglio che ora gli inquirenti considerano cruciale per capire chi possa averlo ospitato o aiutato durante le settimane precedenti al delitto.
Le carte di credito di cui era in possesso, utilizzate per pagare anche ristoranti, erano alimentate dai genitori in California, che regolarmente gli inviavano somme tra i 5.000 e i 6.000 euro al mese.
Il delitto e la fuga
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Kaufmann avrebbe ucciso la figlia – di età compresa tra i 6 e i 12 mesi – il 7 giugno, strangolandola. Forse anche la madre è stata soffocata, ma le indagini restano aperte. I corpi vengono trovati tre giorni dopo a Villa Pamphili, abbandonati tra la vegetazione.
Incredibilmente, mentre il mondo scopre l’orrore, Kaufmann continua a mandare mail di lavoro. Il 10 giugno scrive a uno scrittore: “Sono tornato a Londra, quando puoi sentiamoci per il progetto“. Un delitto alle spalle e la mente già rivolta a nuovi scenari, come se nulla fosse accaduto.
L’arresto
La sua fuga termina in Grecia, dove viene arrestato tre giorni dopo il ritrovamento dei cadaveri. Le autorità lo fermano con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere.
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