Vieta alla moglie di vestire all’occidentale e di usare Whatsapp: condannato
Vieta alla moglie di “vestire all’occidentale” e di utilizzare i social e la messaggistica immediata, marito condannato per maltrattamenti.
La Corte d’appello di Perugia ha confermato la condanna a 2 anni a carico di un uomo che ha tenuto un atteggiamento nei confronti della donna, “all’interno di un rapporto matrimoniale che, fin dall’inizio, aveva visto l’indiscussa e prepotente predominanza dell’uomo il quale, coadiuvato dalla famiglia di origine, non aveva esitato a reprimere sul nascere qualsiasi iniziativa della donna verso scelte di tipo personale (ad esempio in tema di abbigliamento) e relazionali (per esempio nell’uso di Whatsapp) in linea con le sue libere aspirazioni e non certo da ritenersi incoerenti con uno status matrimoniale correttamente e modernamente inteso”.
I giudici hanno sottolineato come il “subire in silenzio” della donna per un certo tempo costituisca “un dato tipico e ricorrente in simili situazioni, in cui la vittima, soggiogata dal maltrattante anche in quanto partecipe del medesimo ambito culturale, cerca di preservare un simulacro di unità familiare rendendosi, suo malgrado, disponibile a sopportare ogni sorta di vessazioni in ambito endo-familiare fino a un punto di rottura”, che nel caso di specie sarebbe stato un episodio violento con lesioni che aveva portato “la vittima ad uscire allo scoperto e ad azionare l’apparato di protezione individuale”.
Sempre per i giudici “la sofferenza morale, profonda e protratta, che consimili situazioni sempre cagionano alla vittima, costituisce un dato accomunante ed una conseguenza inevitabile di tutte le vicende di maltrattamenti familiari, in guisa tale da non richiedere né particolari refertazioni sanitarie né prove ulteriori rispetto a quelle che già hanno ampiamente dimostrato la certa esistenza degli episodi lamentati”.
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