Videogiochi: in 2 miliardi ci giocano, ma aiutano a combattere lo stress o creano dipendenza?
Oltre due miliardi persone nel mondo, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, giocano ai videogames, anche online. Sebbene la maggior parte non sviluppi comportamenti problematici, è possibile che il gioco diventi totalizzante e abbia un impatto negativo sulla vita quotidiana e sulla salute. Recentemente la stampa ha dato molto risalto a un sondaggio che attribuisce ai videogiochi numerosi benefici, dalla riduzione dello stress alla scoperta di nuove abilità. Ma quanto sono attendibili questi risultati? E quando un passatempo si trasforma in dipendenza?
Dottore, ho letto diversi articoli sui videogame. È vero che aiutano contro lo stress?
I risultati di un sondaggio proprio su questo tema sono stati molto ripresi dalla stampa di recente. Si tratta di un rapporto realizzato da associazioni di categoria dell’industria dei giochi digitali e diffuso durante un festival a tema. È un sondaggio eseguito online tra quanti si dedicano a questa attività anche professionalmente. I giocatori intervistati hanno riportato esclusivamente i vantaggi del loro hobby. In percentuali che variano dal 70 all’80% hanno dichiarato di ricavarne stimoli mentali, sollievo dallo stress, di aver scoperto nuove abilità. Altri considerano i videogame come un’alternativa alla routine e un rimedio alla solitudine. Attenzione, però: si tratta di esperienze percepite, non misurate scientificamente. Il sondaggio ha coinvolto circa 24mila giocatori in tutto il mondo e nei risultati non si menziona alcun effetto negativo, diversamente da numerosi studi più obiettivi condotti con metodi di ricerca validati.
Cosa si sa dei reali effetti dei videogiochi digitali sulla salute
Dall’ampia letteratura sul tema si riscontrano sia effetti positivi sia negativi. In generale, i benefici riscontrati dipendono dal tipo di gioco: se si tratta di un passatempo, non competitivo né aggressivo, condiviso con amici o in famiglia, l’effetto antistress è possibile. Esistono inoltre giochi interattivi che supportano l’apprendimento, lo sviluppo di alcune capacità cognitive e le disabilità fisiche. Una revisione di più studi ha trovato un miglioramento dell’attenzione e della coordinazione motoria, ma si tratta di effetti che raramente si estendono ad attività diverse dal gioco. L’ipotesi che stimolino le funzioni cerebrali è da dimostrare: la memoria attivata giocando è quella a breve termine, e il problem solving nei giochi di strategia non è associato a migliori risultati nello studio.
E contro lo stress?
Le ricerche che hanno tentato di provare un’associazione positiva tra videogame e riduzione dell’ansia non sempre sono attendibili. Non è semplice, infatti, confermare la relazione e le conclusioni spesso sono generalizzate. Oltre ai videogame basati sull’azione e sulla velocità, esistono passatempi semplici, senza troppe regole, simili ai giochi classici come gli scacchi o i solitari. Secondo l’associazione americana degli psicologi, possono favorire il rilassamento. Essendo, tuttavia, prodotti commerciali, i meccanismi di sfida, classifica e punteggio spingono a investirci sempre più tempo.
Come nasce la dipendenza da videogiochi?
Esistono segnali chiari che indicano quando il gioco sta diventando pericoloso, legati soprattutto al tempo dedicato. Quando aumenta e si ha difficoltà a smettere o ad abbandonare l’ambiente digitale, occorre prestare attenzione. Il rischio è che l’abitudine a giocare online o sui propri smartphone assuma le caratteristiche di una specifica patologia: il disturbo da gioco su internet (Internet gaming disorder). Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), la dipendenza dai videogame si riconosce daquesti criteri: i pensieri sono concentrati sul gioco; si prova astinenza (ansia, rabbia, tristezza) quando non si può giocare; il tempo dedicato aumenta progressivamente, a scapito del lavoro o dello studio; le attività diverse perdono di importanza; si mente ai propri cari su quanto ci si senta dipendenti; si utilizza questo hobby per evadere dalle preoccupazioni, provando senso di colpa. Questi sintomi delineano un comportamento patologico e riguardano solo una minoranza di persone. Come accade con altri tipi di dipendenza, tuttavia, non è così difficile passare da un uso spensierato a un abuso che compromette la qualità della vita.
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