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Via libera condizionato del cdm all’offerta di Unicredit su Banco Bpm. Il governo si spacca. FI: “Riserve sul golden power”

Via libera condizionato del consiglio dei ministri all’offerta pubblica di scambio di Unicredit su Banco Bpm. Ma il governo durante la riunione si è spaccato. La delegazione di Forza Italia fa sapere di aver fatto mettere a “verbale le grosse riserve sulla base giuridica della Golden power per l’ops di UniCredit su Bpm”.

Tra le prescrizioni imposte alla banca guidata da Andrea Orcel facendo valere la normativa sul golden power ci sarebbero le sedi e il perimetro dell’eventuale cessione di sportelli. Altro tema centrale, secondo indiscrezioni, sarebbe quello relativo alla presenza di Unicredit in Russia. La banca da quando è iniziata la guerra, con le relative sanzioni a Mosca, ha già ridotto di molto le attività ma non è completamente uscita dal Paese e ha fatto anche ricorso alla Corte di Giustizia contro le sollecitazioni della Bce. Ora però la richiesta sarebbe quella di uscire dal Paese al più presto.

Nel corso degli incontri tra i dirigenti di Unicredit e i tecnici del comitato di Palazzo Chigi era stato approfondito anche il tema della partecipazione del gruppo di Piazza Gae Aulenti nella tedesca Commerzbank. La banca di piazza Gae Aulenti ha una quota del 28%, il 18,5% in derivati, e ha ottenuto l’autorizzazione dalla Bce a salire fino al 29,9%. Il tema è stato affrontato per il timore che, in caso di una futura aggregazione, il cuore pulsante del gruppo possa spostarsi verso Berlino. Una circostanza che però è stata smentita più volte con forza dalla stessa Unicredit. L’acquisizione di Banco Bpm, inoltre, consentirebbe proprio di rafforzare la presenza in Italia del gruppo guidato da Orcel.

La settimana prossima è attesa anche la risposta di Bpm che ha già respinto le avance di Unicredit. L’offerta è soggetta a condizioni che consentirebbero alla banca di ritirarsi dall’operazione dopo che l’istituto di Giuseppe Castagna ha completato l’Opa su Anima, con il prezzo alzato a 7 euro e la rinuncia ai benefici patrimoniali del ‘Danish Compromise’. Ogni decisione finale sarà comunque possibile fino al 30 giugno.


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